Di mio nonno
paterno parlerò solo dopo che mia cugina avrà terminato di scrivere il libro
che gli sta dedicando. Voglio invece riservare alcune righe a mio nonno
materno: il nonno Ciro.
Quanto era
bello e forte il mio nonno !
La mamma mi
raccontava sempre del periodo della guerra: mia madre stava percorrendo insieme
a sua sorella, la salita che portava a casa sua, quando si imbatterono nel
corpo di un tedesco morto e riverso nella strada. Mia madre vide che l’uomo
aveva al polso un orologio e si chinò per sfilarglielo ma mentre lo aveva tra
le mani arrivò mio nonno che vedendo la scena urlò perentorio a mia madre di
rimettere al suo posto l’orologio. Mia
madre, da donna concreta, l’ha sempre definita un’emerita sciocchezza: facevano
quasi la fame e spesso dovevano mangiare un uovo in 2, quindi non aveva senso
lasciare lì un oggetto che poteva sfamarle per qualche tempo. Ma mio nonno era
un uomo di altri tempi, uno onesto, che non tollerava il furto nemmeno in caso
di fame.
Aveva un
cuore grande …. tanti, tanti anni dopo successe che mentre percorreva una
strada con il suo vecchio e malandato motorino, fu urtato – cadendo e facendosi
male - da un tizio in auto che scappò. Mio nonno risalì a lui tramite la targa
e coinvolse mio padre dicendo “vieni con me, andiamo a casa da questo furbo e
lo spolpo, vedrai che con i soldi che mi deve per il danno mi faccio il
motorino nuovo”. Pregustando la nuova
ricchezza, si presentarono all’indirizzo e quando si aprì la porta si trovarono
di fronte una donna incinta che aveva in braccio un bimbetto piccino. Mio nonno
le espose il fatto, la signora scoppiò in singhiozzi raccontando di come suo
marito era un disgraziato, senza lavoro, senza soldi. Stavano alla miseria e
per quello il marito era fuggito dall’incidente. Mio nonno a quel punto aprì il
portafoglio e le diede tutto quello che aveva e chiese pure a mio padre di
aprire il portafoglio.
Ancora oggi
mio padre ride quando racconta quella scena: loro due che spavaldamente
pensavano di racimolare un gruzzolo se ne tornarono a casa più in bolletta che
mai. Va precisato che entrambi non vivevano certo nell’agiatezza; lavoravano
come muli e sopravvivevano con l’indispensabile, ma davanti a quella poveretta
si privarono di quel poco che avevano.
Poi però c’era
anche il lato malandrino di mio nonno: ero piccola quando la domenica mi
portava con sé all’Osteria di Porta S. Mamolo. Andava lì a giocare a briscola
con gli amici e si giocavano un bicchiere di vino. Mio nonno mi aveva insegnato
tutti i “segni” delle carte ( l’occhiolino se hai l’asso, alzata di
spalle se hai il cavallo, ecc.) e il mio compito era di aggirarmi
ingenuamente attorno al tavolo da gioco guardando le carte degli avversari per
fare i segni al nonno. Nessuno ha mai sospettato di me, d’altra parte avevo sì e no 4 anni, un
faccino angelico e i riccioli biondi, come potevi sospettare che ero una
scaltra, abile truffatrice ?
Ci siamo
tanto divertiti insieme, anche quando mi lasciava giocare con i suoi cappelli e
mi divertivo a fare le sfilate in casa con i suoi vestiti addosso; quanto
rideva il nonno a vedermi così.
Sì, sono
stata fortunata, ho avuto dei nonni splendidi.
Nessun commento:
Posta un commento