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lunedì 27 maggio 2013

C'ERANO UNA VOLTA I MIEI CANI


ilmiobloginunozaino
Ada era un piccolo batuffolo peloso che entrò nella nostra famiglia quando avevo 6 anni. Era un setter inglese; il canile   l’aveva battezzata con quel nome che a me non piaceva, ma mi innamorai subito di lei e quindi accettai anche il suo nome.
Mio padre l’aveva presa per la caccia, ma piano piano Ada diventò la mia compagna di giochi con sconforto di mio padre che temeva che io la trasformassi in cane da salotto.
Le insegnai di tutto e la trasformai in una vera lady.
Tutti i vicini della nostra vecchia casa di ringhiera le volevano bene: li andava a trovare ma si fermava sedendosi sullo zerbino, entrava solo se c’ero io ad autorizzarla, a nulla valevano i loro inviti.
Divenne affine a me: se piangevo lei guaiva, se ridevo lei saltava scodinzolando e visto che soffrivo il mal d’auto decise di soffrire pure lei e i pochi km che percorrevamo nell'auto di papà divennero per lui un supplizio di continue soste. Pomeriggi interi passati a correre e giocare insieme, fino a quelli in cui, sdraiate una a fianco dell'altra, ripassavo lezioni che le ripetevo a voce alta e che lei molto concentrata ascoltava senza mai dar segni di impazienza. Quando scappò di casa per venire davanti alla mia scuola, quando  insieme adoravamo i suoi cuccioli appena nati ..... potrei scrivere mille ricordi di lei, ma scrivo dell’ultimo gesto che ebbe nei miei confronti. Dopo 12 anni le fu riscontrato un tumore all’utero; mi occupavo di lei cercando di alleviare i suoi dolori, così come ci avevano indicato i veterinari, anche se era inevitabile la sua fine. Il giorno che morì io ero lì, seduta per terra, accanto a lei quando ad un certo punto iniziò a ringhiare contro di me, se tentavo di accarezzarla mi si rivoltava contro. Non capivo …. Arrivò mia madre che con fare sicuro mi disse:  “sta morendo e non vuole che tu la veda morire …. vai via da qua”.
Si avvicinò lei ad Ada che si lasciò toccare da mia madre; io uscii singhiozzando e confusa. Dopo 10 minuti morì. Aveva ragione mia madre: non voleva che io la vedessi morire, lei che era stata la compagna allegra e spensierata, voleva evitarmi il dolore.  

  
Dopo la morte di Ada non ne volevo più sapere di avere un cane e trascorsero anni da quella decisione, fino al giorno in cui mio nonno cominciò ad avere grossi problemi di salute. 
ilmiobloginunozaino

Viveva con un giovanissimo pastore tedesco che a quel punto adottammo per evitargli di vivere con sconosciuti. Iniziò così la mia avventura con Dick. 
Era un animale bellissimo e, superato l’inevitabile trauma del distacco da mio nonno, si rivelò un cane affettuoso e soprattutto protettivo. Nessuno mi poteva avvicinare se non passando dai suoi denti; era il bodyguard perfetto. 
Anche quando nacque mio figlio, Dick era sempre lì accanto a lui a proteggerlo e nessuno poteva avvicinarsi. Era una stazza incredibile di cane che faceva paura a tutti, ma con me era come un morbido peluche da abbracciare. 
Ubbidiente, rispettoso, affettuoso, protettivo, cosa altro si può desiderare ?

Ma il destino ci riservò anche Fritz. Era un meticcio (un incrocio tra uno spinone ed un setter). Mio padre lo salvò da un brutto destino e lo aggiunse alla nostra famiglia con la scusa che tanto avevamo già Dick e quindi uno in più non faceva la differenza. 
Era un cane con una vitalità indescrivibile. Non ti dava tregua né quando camminavi, né quando stavi seduto: un molestatore professionista (quello che oggi chiamano stalker). 
L’unico che lo domava era Dick: quando si sentiva molestato oltre misura o quando sentiva che noi sgridavamo Fritz, allora interveniva. Atterrava Fritz, si piazzava sopra di lui, gli prendeva il collo tra i denti e lo teneva lì per un po’ e così Fritz si calmava. Quando Dick lo mollava, lui si accucciava mite in un angolo e per un po’ anche noi avevamo sollievo. La cosa curiosa è che Dick non gli ha mai fatto male, nemmeno un graffio.
ilmiobloginunozainoIn estate li portavo entrambi al fiume: Fritz appena vedeva l’acqua si tuffava dentro dopodiché andava a molestare un gruppo di oche e galline presso la casa di un contadino sulla riva opposta. Era uno starnazzare continuo e mi sono sempre detta che prima o poi il contadino lo avrebbe impallinato.
Nel frattempo mi occupavo di Dick che odiava farsi il bagno: appena vedeva che estraevo il flacone del sapone, abbassava le orecchie e tentava di allontanarsi piano piano, arrivava addirittura a strisciare come i marines in vista del pericoloso nemico. Mi scappava da ridere, perché vedere un bestione come lui temere un semplice bagnetto, era decisamente ridicolo. Ma gli ordinavo l’alt e lui soffrendo incredibilmente, si fermava e si sottoponeva alla tortura.
Dick e Fritz morirono quasi contemporaneamente. 
Dick morì di vecchiaia e forse Fritz non se la sentiva di continuare senza di lui e il suo cuore un giorno smise di battere.

Non ho mai più voluto animali, non volevo più soffrire nel perderli.

6 commenti:

  1. Che bel post...non ti nascondo che una lacrima si è fatta strada nella prima parte e perfortuna è stata cacciata da un sorriso nella seconda parte! Io ADORO i cani e ne ho avuti tanti, adesso conviviamo con un pastore tedesco che si chiama Noris e che è un tesoro, ma che altro poteva dire una proprietaria innamorata quale sono??!! ;)

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    1. L'ho visto leggendo i tuoi post, ma sapevo solo che lo chiamavi Peloso e che frequenta "hotel" di lusso. E' bellissimo e quando ho visto la foto ti ho invidiata tanto. Ho scritto poco perché dovrei scrivere pagine e pagine. Ne parlavamo anche qualche giorno fa con mio padre che ancora, pure lui, li ricorda e li rimpiange. Li abbiamo veramente amati tanto e non é un modo di dire. Erano parte integrante della nostra famiglia. Goditi il tuo Noris e abbraccialo da parte mia. Ciao

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  2. Mi hai fatto piangere, ecco! :(
    Ti capisco al 100% però ricordo di aver letto una commovente e fantastica lettera scritta ipoteticamente da un cane al padrone: "... e se quando morirò non vorrai altri cani per evitare di soffrire..allora vorrà dire che non ti ho insegnato niente. Perchè quello che vorrei è che tu dessi a qualche mio simile la gioia che hai dato a me"

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    1. Albolo, ti prego, non si parla di corda in casa dell'impiccato. Non sai quanto vorrei di nuovo un cagnolino o un cagnolone. Io so che i miei cagnetti li ho fatti stare bene perché hanno corso con me, hanno diviso con me tante emozioni, mi hanno dato tanto e so che pure io ho dato tanto a loro. Sono orgogliosa di avere avuto cani felici, allegri, cani che ridevano ! Ma non ce la faccio ... a parte la situazione di costrizione (un appartamento all'ultimo piano senza ascensore non é proprio il massimo). Anche mio figlio ogni tanto ci prova, così come qualche amica ha tentato di impietosirmi con cani trovatelli.
      Non ti ci mettere anche tu, altrimenti finisce che poi vado al canile e me ne ritorno con qualche sacco di pulci dagli occhioni languidi.
      Sono veramente belle le parole della lettera, ma così mi fai sentire in colpa ... Sono passati tantissimi anni, ma non sono ancora pronta, ancora ho un nodo alla gola quando li rivedo nei miei video, nelle mie foto. No, ancora non ce la faccio.
      Domani .... chissà. Grazie per le parole, perché comunque mi fanno ricordare che effettivamente forse da qualche parte c'é un sacco di pulci con gli occhioni languidi che aspetta che io lo vada a prendere e mi ricordi di dargli la stessa gioia che i miei cani hanno avuto.
      Ciao, grazie ancora.

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  3. Ti confesso che sto piangendo, sono storie bellissime quelle che hai avuto con i tuoi cani, l'ultimo gesto di Ada è stato umano, anzi più che umano. Gli animali, i cani soprattutto, sono quelli che dovremmo tenere accanto il più possibile, loro non tradiscono, potresti portargli il broncio o litigarci ma saranno sempre pronti ad aiutarti e a starti accanto nel momento del bisogno.
    La mia Luna ad ogni mio pianto è li, mi gratta con la sua zampetta per chiamarmi e ogni volta sorrido.

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    1. Anche la mia Ada lo faceva .. quando stavo preparando gli esami delle superiori, studiavamo insieme. Un giorno mi prese lo sconforto (sai quando cominci a dire che non ti ricordi più nulla e che non ce la farai ..), scoppiai a piangere e scagliai il libro contro il muro. Lei lo riprese in bocca e me lo portò, poi appoggiò la testa sulle mie ginocchia e mentre mi leccava una mano guaiva sommessamente. La abbracciai forte e lei si strusciava contro di me, mi diede la forza di ricominciare. E' sempre stata una grande presenza per me, siamo cresciute insieme e già solo quando mi guardava si capiva che mi adorava e per me era lo stesso, guai a chi me la toccava. Io ancora piango quando la vedo nei miei video, così come piango per gli altri due che hanno diviso con me giornate bellissime. Goditi la tua piccola Luna e dalle un abbraccio da parte mia. E' vero che i cani sono sempre pronti e ti stanno accanto. Anche quando li sgridavo ... abbassavano le orecchie e mi regalavano quegli sguardi con quegli occhioni colpevoli ... poi appena sorridevo erano lì pronti e dimenticando la sgridata mi saltavano al collo felici.
      Ciao Cristina, buon week.end con un grande abbraccio. Marilena

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