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mercoledì 15 maggio 2013

LA PRIMA NOTTE DI QUIETE


Ogni adolescente di qualsiasi generazione ha sempre avuto un mito, non importa che fosse un cantante piuttosto che un attore o, andando ancora più indietro, una ballerina del varietà del teatro del paese. 
Sono cambiati i mezzi per idolatrarli, ma la tradizione resta salda nel tempo. 
Per la mia generazione erano i poster alle pareti della camera e le foto attaccate sul diario di scuola a decretare il mito del momento (con dei cuori e delle frasi che erano di incomparabile solennità).  


I miei miti, che dovevo purtroppo dividere con tutte le mie amiche -una vera epidemia che colpì tutta la mia scuola -, erano Alain Delon e Franco Gasparri.
Franco Gasparri era facilmente “accessibile”, perché compravo quintali di fotoromanzi che conservavo gelosamente senza mai accettare di prestarli.
Alain Delon era meno raggiungibile, perché il passo obbligato era il cinema e con la paghetta settimanale diventava difficile comprare fotoromanzi, andare a ballare (di nascosto dai tuoi), toglierti qualche sfizio e farci pure entrare il cinema.  E comunque le uscite erano dosate e quindi dovevi scegliere tra il cinema o andare a ballare – raccontando poi che eri andata al cinema -. 


C’è comunque il film che sopra tutti resta impresso nella memoria: LA PRIMA NOTTE DI QUIETE.
Era praticamente inevitabile cadere nella rete: Alain Delon era il bello e dannato, quello che per una strana immoralità femminile, tutte sognano di incontrare almeno una volta nella vita. 
Con le mie amiche lo andai a vedere al cinema Ambasciatori, in centro, e mi ricordo che eravamo emozionatissime perché era Vietato ai minori di 14 anni (età da noi appena superata) e ci aspettavamo scene scabrose che al solo pensiero ci facevano fare divagazioni assurde. Furono invece sospiri e lacrime per quell’amore tormentato e per la fine tragica. 
Resta comunque il mito di quel lui con gli abiti dimessi, la barba sapientemente incolta e la perenne sigaretta penzolante dalle labbra. 
Diversi mesi fa ho voluto rivedere quel film, per guardarlo con gli occhi di oggi, quelli di una donna matura che ha attraversato diversi mari, e seppure non posso di certo giudicarlo un film eccellente, non riesco a demolirlo né a criticarlo.
Se anche non ho sospirato né pianto, ho riguardato quelle immagini con una bella dose di tenerezza e seppure oggi sono assolutamente in grado di non cedere al fascino di una barba sapientemente incolta e di una sigaretta penzolante dalle labbra, devo dire che è rimasto quel fondo di emozione forse retaggio dei miei allora 15 anni.  

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