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venerdì 5 aprile 2013

COME NASCONO I BAMBINI


ilmiobloginunozaino
La storia della mia nascita, la storia vera, me l’ha raccontata almeno mille volte mia madre. Mia madre doveva partorire in casa, così come si usava ai tempi. Dopo 3 giorni di doglie dolorosissime e inutili tentativi dell’ostetrica, fu deciso di chiamare l’ambulanza e portare mia madre in ospedale. Dalla zona collinare (dove all’epoca abitavano i miei) l’ambulanza iniziò a scendere e all’altezza dell’allora Arsenale di Bologna io sono venuta alla luce. Povera mamma, l’avevo fatta patire per giorni e poi, dispettosa più di una bertuccia, ho pensato bene di palesarmi al mondo su di un’ambulanza. A nulla valsero le richieste di mia madre di riportarla a casa;  dovevo a quel punto essere registrata all’ospedale dove l’ambulanza era diretta.
Poco male, se non fosse che iniziò a nevicare forte, ma così forte che l’intera Italia rimase seppellita sotto la neve. Era la famosa nevicata del ’56, quella per intenderci, sulla quale Califano ci ha scritto una canzone, quella che costrinse l’Italia ad essere rifornita di viveri sganciati da aerei che sorvolavano i vari paesi  (per gli scettici sull’argomento esiste un vecchio video su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=-NEMWyoFhyE che mostra il disastro di quella nevicata).
Dimessa dopo una breve degenza, il problema era il ritorno: come poter percorrere quella irta salita che conduceva a casa? Mio padre aveva solo una moto Gilera che di certo non poteva farcela. Fui quindi affidata alle braccia della mia giovanissima nonna (aveva 39 anni) che con passo spedito affrontò la salita con la neve alle ginocchia mentre mia madre arrancava dietro sorretta da mio padre.
Questa è la storia vera di come sono nata io, ma questa storia io l’ho appresa solo “da grande”. Finché sono stata piccolina, alla domanda “come sono nata ?”, rispondeva mio padre con una sua personalissima versione.    Mio padre me la raccontava così:
allora, devi sapere che esiste un negozio grande grande dove vendono i bambini. La mamma ed io volevamo tanto una bimba e allora un giorno sono andato nel negozio e appena sono entrato ti ho vista. Eri la più bella di tutte e ti ho scelta subito. Ma la signora mi ha detto che costavi tanto e io non ce li avevo tutti quei soldi. Eh, sì c’era da immaginarselo che costavi tanto, eri la più bella.  Allora sono andato a casa e ho preso il fucile e sono tornato dalla signora e le ho detto che ti volevo e così la signora ha ceduto e io sono tornato a casa con te tra le braccia.
Ora io lo so che “non è normale” raccontare una storia come questa ad una bimba, so che di certo tutti gli educatori, psicologi, ecc. si scandalizzerebbero e griderebbero: ORRORE !! Già, perché detta così ha tutti gli ingredienti della violenza, del ricatto, del sopruso oltre all’ovvia mistificazione di come realmente nascono i bambini. Ma la volete sapere una cosa ? A me quella storia piaceva moltissimo ! Quante volte ho tormentato mio padre con “papà raccontami come sono nata io” e lui era costretto a ripeterla più volte quella storia e lo faceva da teatrante, usando tutte le tonalità della voce, enfatizzando ogni passaggio, mimando i gesti suoi e della signora venditrice di bambini.  Io, da bambina, non ho mai percepito la violenza nella storia, l’unica cosa che percepivo era che “ero la più bella di tutte”, “che ero stata scelta subito”, “che ero quella che mamma e papà volevano assolutamente”. Solo questo entrava nel mio cervellino di bimba e mi sentivo così orgogliosa, così desiderata e amata che tutto il resto non contava. Non mi chiedevo nemmeno come ci ero arrivata al negozio, andavo fiera del mio papà così temerario e quella storia me la sono trascinata fino alle elementari dove la raccontavo, pavoneggiandomi, alle altre bimbe che mi guardavano incantate. Crollò tutto quando arrivò in classe tale Elisabetta che aveva 3  fratelli più piccoli e sapeva con cognizione di causa come nascono i bambini. Per difendere la mia storia, ci litigai con Elisabetta e tornai a casa piangendo, ma se ancora oggi ho questo ricordo così vivo,  evidentemente la favola che mi raccontava papà era tutto sommato veramente bella.

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