Mettere una
semplice passeggiata sul Po tra i ricordi di viaggio fa un po’ ridere, ma volevo
comunque fissare quella giornata. Era l’autunno scorso e con mio figlio abbiamo
deciso di incamminarci da Guastalla, dove lui si trova ora, verso le rive del
Po. Una camminata un po’ lunga ma se la fai chiacchierando e ridendo, manco ti
accorgi di quanto è lunga.
Io amo il
fiume, così come amo la campagna, forse a causa dei miei trascorsi di infanzia
quando passavo le estati con i nonni. La maggior parte delle persone li trova
entrambi noiosi e malinconici io li trovo rasserenanti. Come dico spesso: o li
ami o li odi, non c’è una via di mezzo, di mediazione.
Arrivati
sulle sponde del fiume ci siamo giustappunto messi a disquisire di questo e mio
figlio si stupiva del fatto che io fossi così pacifica e quieta tanto da
sopportare anche le zanzare e i moscerini che mi stavano torturando. Eravamo
seduti su una panchina a ridere e parlottare quando si sono avvicinate due
signore. Subito mio figlio mi ha digrignato tra i denti “conto fino a 10 e so
già come va a finire”. Lui infatti mi
“accusa” sempre di parlare anche con i sassi, dice che non mi riesce mai di
stare in un posto senza dover per forza interloquire con qualcuno; io mi
difendo sempre dicendo che non sono io, sono gli altri che mi rivolgono la
parola e il resto vien da sé. A volte ne faccio anche un punto di vanto, perché
sostengo che se la gente si accosta a me così apertamente, allora significa che
mi trova fidata e affidabile. Che ne so perché succede?
Comunque,
tempo 5 secondi e la signora più anziana si è rivolta a me con una domanda
(inevitabile lo sghignazzo di mio figlio che stava ancora contando). Non sto a riportare la conversazione, dico
solo che era una dolcissima signora ottantenne con una lucidità ammirevole; era
un ex insegnante. Ci ha deliziato con racconti bellissimi del suo passato, ci
ha raccontato aneddoti affascinanti della sua famiglia e della sua conoscenza
di Ligabue di cui ci ha riportato episodi sconosciuti, ci ha parlato di suo figlio
e dei suoi nipoti. Nel giro di mezzora la conversazione era concentrata tra la
signora e mio figlio – avevano in comune la passione per l’arte - e io li
guardavo appagata del fatto che mio figlio si era lasciato andare, che trovava
naturale scambiare due chiacchiere con una sconosciuta, che la piantasse di
stare arroccato dentro a questa società moderna che ci vuole tutti distanti e
infelicemente anonimi.
La vittoria
più grande ? L’invito che la signora ha rivolto a mio figlio, uno sconosciuto,
di andare a casa sua a trovarla. Allora ho proprio ragione io quando dico che
il fiume è pace e serenità.
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