Ciò che mi piace di NAZIM HIKMET è racchiuso in ciò che disse lui stesso "Penso che la poesia debba essere innanzitutto utile... utile a tutta l'umanità, utile a una classe, a un popolo, a una sola persona. Utile a una causa, utile all'orecchio... Voglio essere capito e letto dal maggior numero possibile di persone, ai più vari livelli di cultura, nei più diversi stati d'animo, dalle prossime generazioni. Voglio essere traducibile per i popoli più diversi".
Di lui non mi interessano il credo politico, il percorso di vita, le sue battaglie, la sua prigionia. Privilegio la sua nascita come poeta: se avesse voluto divenire un letterato, avrebbe trovato nella famiglia e nell'educazione ricevuta un ambiente quanto mai favorevole (famiglia di alti funzionari dell'impero ottomano, nonno paterno governatore di varie provincie, nonno materno figlio di un nobile polacco). E invece decise di scrivere, di scrivere in un altro modo, perché le sue poesie giungessero a tutti.
E fu lui che disse: "Detesto non solo le celle della prigione, ma anche quelle dell'arte, dove si sta in pochi o da soli. Sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male. Se la poesia regge a questa gran luce, allora è vera poesia. Credo che la forma sia perfetta quando dà la possibilità di creare il ponte più solido e più comodo tra me, poeta, e chi mi legge o mi ascolta".
Potrei mai io aggiungere qualcosa a queste parole ?
Berlino 1961
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole.
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
Tratta da "Poesie d'amore"-Nazim Hikmet
Un grande, Hikmet..
RispondiElimina"Prendila sul serio (la vita)
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni pianterai un olivo
non perché resti ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
e la vita peserà di più sulla bilancia"
-- Nazim Hikmet
Sì, ultimamente mi sono "intrippata" con lui e l'ho letto parecchio. Bella questa dell'olivo .... la fiducia nel domani pensando che ci saranno tanti altri domani.
EliminaNon la conoscevo e per coincidenza, c'è proprio l'olivo del tempio di Giunone nel post che ho scritto ieri sulla Valle dei Templi (chissà quando lo pubblicherò ? e' in coda) ... niente di poetico, ma sempre di olivo si tratta. Sarà mica che subisco gli influssi di Hikmet anche senza leggerlo ?
Ciao Lampur, buona giornata :). Marilena