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sabato 8 febbraio 2014

MUSEO DELLA RESISTENZA

La pioggia continua a flagellarci, le notizie brutte insistono quotidianamente su tutti i fronti ed io che faccio ? Vado al MUSEO DELLA RESISTENZA, che detta così fa commentare "ma tu sei fuori di testa ... non ti basta quello che succede ? Vuoi pure andare a vedere gli orrori della guerra ?".
Ed invece io ho fatto una scelta azzeccata, perché sono uscita con un sorriso. 


Museo della Resistenza-Sig.ra Guazzaloca
E' agghiacciante rivedere quei tempi, ma mi sono rasserenata ascoltando le interviste che scorrevano in un video dove gli interpreti erano coloro che la guerra l'hanno vissuta e che raccontavano i vari momenti fino alla liberazione.
Museo della Resistenza
Museo della Rsistenza
Nel video si succedono figure di persone semplici (come la sig.ra Guazzaloca che racconta di quando nascondeva i volantini dei partigiani dentro ad una borsa piena di cipolle e patate e oltrepassava i varchi tedeschi, rischiando la vita) fino a figure più acculturate (come il signore che per definire quei tempi si rifà ad Antigone e alle leggi non scritte).  

Museo della resistenzaUn univoco messaggio: in quei tempi di fame, distruzione e morte c'erano grandi sentimenti che accomunavano. Parole come solidarietà, fratellanza e coraggio. Persone che, se sono scappate davanti alle prime pallottole che sentivano arrivare, hanno poi trovato quel grandissimo coraggio di comprendere che non dovevano scappare, ma combattere il nemico per conquistare la libertà. 
Parole forti che si leggono nella stampa o nei volantinaggi dell'epoca.  
Esempi unici che mi hanno fatto chiedere se ancora abbiamo qualche goccia di sangue che circola nelle nostre vene di questi nostri predecessori.
E' un Museo piccolino (gratuito), di sole 4 stanze che raccolgono documenti e materiale fotografico, ma è pieno di messaggi di forza che dovremmo ricordare più spesso. Dobbiamo ricordarci di questi grandi uomini e grandi donne i cui nomi non sono passati alla storia, ma che hanno dato il loro contributo giorno per giorno combattendo e resistendo davanti a tutti gli orrori.   E alla fine del percorso quella bellissima immagine, quella della liberazione che a Bologna avvenne il 21 aprile 1945.
liberazione bologna






Io ho sempre ascoltato i racconti dei miei nonni e dei miei genitori; è difficile calarsi in quei tempi e in quei racconti, è difficile immaginare la guerra, la fame, la paura, le fughe. Ma è bellissimo scoprire come si divideva spontaneamente un pezzo di pane con qualcun altro, anche se la fame ti attanagliava lo stomaco. E' questo che voglio ricordare: che il genere umano è composto anche di belle persone e che non bisogna mai arrendersi, bisogna avere sempre coraggio. 

E quando sono uscita ero serena, e se non lo fossi stata non avrei mai alzato il naso all'insù per guardare il cielo che mi sembrava pure bello nonostante la pioggia mi bagnasse il viso (quando mai uso l'ombrello?). E non avrei nemmeno visto tutti quei ranocchi colorati appesi all'insegna di Orea Malià (famoso parrucchiere). Sono i ranocchi distribuiti con il crowdfunding di S. Luca.     Forza e coraggio ... la vita continua .....
orea malià

2 commenti:

  1. Cara Marilena, hai fatto un post che mi ha riportato indietro nel tempo!!! Sono ritornati quei momenti ti panico e paure vissute, ma che alla fine abbiamo anche gioito della fine dell'incubo e abbiamo festeggiato la liberazione. Credo che solo chi ha vissuto quei momenti può veramente capire.
    Oggi sono qui per poter dire! io cero. Buon fine settimana con un sorriso.
    Tomaso

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    1. Tu sei un grande Tomaso ed io ho un grandissimo rispetto per persone come te. Ho ascoltato i racconti in quel video ed ho visto persone FORTI e SERENE; mi ha colpito molto come raccontavano quei tempi. Non era come guardare la guerra al cinema, sentivi tutto il vero e se anche mi
      rabbuiavo, poi loro riuscivano a terminare quei racconti con un sorriso, quello che mi è rimasto addosso. Tutti dovrebbero guardarvi immaginando come
      eravate e quello che avete fatto, per poter capire come siamo fortunati e come dobbiamo saperci accontentare anche in quelli che chiamiamo "brutti
      momenti", perché i nostri brutti momenti sono NIENTE a confronto. A me ha dato una grande spinta. Anche leggere quei volantini che incitavano a difendersi e a contrastare il nemico: parole semplici lontane da tutti i virtuosismi linguistici odierni, ma che arrivavano come un pugno nello stomaco, arrivavano ben più dirette. Siete stati veramente dei GRANDI. Grazie a te Tomaso e a tutti quelli che c'erano come te. Un abbraccio grande.
      Ciao:). Marilena

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