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lunedì 24 marzo 2014

SOTTOPASSI DI BOLOGNA

Sottopasso di P.za Nettuno-anni '60-foto presa dal web
sottopassaggio Bologna
Selciato del Decumano Massimo della città romana
In occasione delle giornate del FAI ho partecipato ad un paio di visite e tra queste ho scelto di visitare il Sottopasso di Via Rizzoli.
Tra le varie mete poteva sembrare la meno interessante, ma per chi è bolognese petroniana come me, quella visita era carica di significati.
Il sottopasso pedonale fu inaugurato tra il 1958 e il 1960, in un periodo in cui la grande affluenza delle auto nel centro di Bologna, consentiva di attraversare le varie strade senza incappare nel traffico veicolare.
Per noi bolognesi era un’abitudine consolidata scendere da un lato della strada e sbucare magari due strade più in là. Nei sottopassi erano presenti diversi esercizi commerciali e divennero quindi luoghi affollati e molto frequentati.

Ma i sottopassi finirono inutilizzati quando si decise di chiudere il centro storico alle auto e piano piano divennero dei punti di degrado frequentati solo da sbandati, malfattori e drogati al punto che il Comune ne chiuse l’accesso.
sottopassaggio
Apparato didattico sottopasso Via Rizzoli
Affrontando la visita ero emozionata, perché data la loro chiusura al pubblico, non scendevo in quei sottopassi dal almeno 30 anni e purtroppo è stata grande la mia delusione perché credevo di ritrovare i sottopassi di una volta, credevo che le lancette del tempo si fossero fermate ad allora, credevo che avrei rivisto le vetrine vuote dei negozi abbandonati all’epoca ed invece è stato tutto snaturato.
Sottopassaggio Bologna
Sottopasso - uscita Via Ugo Bassi
I sottopassi sono ora per me irriconoscibili, sono stati tirati a lucido, pannellati, imbiancati e dati ad un’associazione che li usa come spazi culturali/ricreativi per bambini tra i 2 e i 13 anni.
In quei sottopassi vi sono ancora le tracce di un basolato pertinente a un tratto della Via Emilia e questo interessava principalmente i visitatori  che come me sono scesi.
Ma tra i visitatori c’erano 2 bolognesi petroniani come me e quindi ho compreso che pure loro erano scesi non per le evidenze archeologiche, ma per la “botta di nostalgia” dei tempi che furono.
Loro come me si sono affannati a cercar di riconoscere i luoghi e abbiamo unito le nostre memorie un po’ appannate: uno che ricordava che c’era l’ottico, ne era sicuro perché era cliente, io che ricordavo il negozio di borse e cinture e il mitico negozio di dischi che stava verso una scalinata e dove mi incantavo a sognare quanti ne avrei potuti acquistare con quello che mi passavano i miei e poi il bar e le vetrinette che correvano lungo la parete laterale e contenevano locandine pubblicitarie.
Sottopassaggio Bologna
1961-Natale nel sottopasso Via Rizzoli
L’altro che ricordava la ricevitoria (si chiamava “La fonte dell’oro") dove sognando, giocava la schedina del Totocalcio e proprio questo mi ha fatto venire in mente che nel periodo natalizio, mia madre mi portava nei sottopassi dove c’era Babbo Natale che distribuiva caramelle mentre si faceva scattare la foto classica e proprio quella foto sono andata a ripescare e alle mie spalle si vede la ricevitoria.

A farci da guida per conto del FAI c’erano 2 ragazzi del Liceo Classico Minghetti che con tanto fervore  hanno illustrato le evidenze archeologiche (se ho ben compreso i nomi: Davide ed Edoardo).
Sono stati bravi, erano emozionati, ma pieni di entusiasmo. A loro è andato il mio ringraziamento seppure, ridendo, ho confessato la mia delusione per aver camminato in un luogo sconosciuto che nulla ha a che fare con quello che erano i sottopassi di Bologna. E loro, carinamente, si sono giustificati dicendo che non riuscivano nemmeno ad immaginare come fossero quei sottopassi da come noi li raccontavamo.

sottopassaggio bologna
2014 - sottopasso via Rizzoli
Sottopassaggio Bologna
Sottopasso uscita di Via Ugo Bassi

















Sarà anche giusto o normale o doveroso che il mondo vada avanti, ma io continuo sempre a chiedermi se questo snaturare le architetture sia veramente progresso. 
Quei sottopassi avevano una storia, là c’era  fermento, erano un passaggio obbligatorio, il prolungamento dei portici cittadini; ora sono una sorta di laboratorio asettico che si può trovare in qualsiasi complesso: sale imbiancate e anonime che con tutto il loro bianco e freddo candore non resteranno nella memoria di nessuno.  

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