Prendo in
mano questo gomitolo: è tutto attorcigliato, non vedo né il capo né la coda, ma
ci provo a dipanare …
E’ quello che le donne ti raccontano quando vieni scelta come la confidente di quel loro privato che nessuno sa.
Sono le
donne in sofferenza che vogliono parlarti di amore. Ma purtroppo sono donne che
hanno confuso l’amore con la dipendenza affettiva.
Ho conosciuto chi, separata,
ha accettato di parcheggiare il proprio figlio dai nonni perché il nuovo
compagno non voleva in casa “il figlio di un altro”. Ho conosciuto chi si è annientata, nel giro di poco, abbandonando la propria brillante posizione
lavorativa per calarsi nel ruolo della donna in attesa del rientro dell'amato.
L’elenco
potrebbe continuare, ma il risultato è sempre stato lo stesso: nella migliore
delle ipotesi abbandonate, nella peggiore delle ipotesi maltrattate
psicologicamente o fisicamente.
E adesso che
io sono oltre la metà della boa della vita continuo ad ascoltare storie
incredibili di donne adulte che si fanno soggiogare psicologicamente e talvolta entrano nella spirale del maltrattamento fisico.
Donne che
hanno figli adulti, magari dei nipotini, eppure continuano a cadere nella rete
di uomini sbagliati.
Ascolto le
storie ed una delle prime cose che mi manda al tappeto è sapere che questi
uomini sono stimati professionisti o plurilaureati con posizioni di spicco. E menano. Uomini
che non sono cresciuti nella fatiscente baracca ai margini della società in
mezzo al degrado. E le donne di cui parlo non sono casalinghe che si sono
cibate di telenovelas. Donne e
uomini di cultura, con famiglie regolari alle spalle.
Eppure si
instaura un rapporto dove ad un certo punto lui inizia a tirare sberle che lei
prende, non ascoltando i propri figli che la
supplicano di troncare. E la storia prosegue e quand’anche decide di farsi
aiutare da qualcuno qualificato, ti dice “ne sono uscita, sai, adesso su 5
volte che mi telefona, rispondo solo una volta”.
No, amica
mia, non ne sei uscita, ci sei ancora dentro, altrimenti non risponderesti
nemmeno quell’unica volta.
Si parla
parecchio di femminicidio che, senza arrivare all’uccisione, consiste anche
nell’annientamento morale della donna, con dati sconfortanti e sento
parlare di sudditanza economica, di condizionamenti e attitudini culturali. Ma le
situazioni che conosco io non rientrano in questa casistica.