Leggevo del "metodo analogico intuitivo" che un docente, Camillo Bortolato, ha presentato in una giornata di formazione tenutasi in una scuola primaria di Bologna. Un nuovo metodo per insegnare la matematica.
Incuriosita ho cercato di approfondire e ho trovato video su Youtube, piuttosto che vendite di libri, CD e il maxistrumento detto "La linea del 20". Insomma un'apoteosi di mezzi dedicati ai più piccoli per insegnare loro a contare e fare le operazioni aritmetiche.
Per le tabelline poi altro libro, altro sistema perché (cito testualmente): "Imparare le tabelline con il metodo analogico offre l'opportunità di trasformare un percorso di apprendimento tanto faticoso in un piacevole gioco."
Mi auguro che veramente abbiano trovato il sistema per insegnare anche i basilari concetti dell'aritmetica ai bambini, perché, diciamolo francamente: le nuove generazioni sanno fare i conti solo se hanno una calcolatrice in mano. Lo sanno pure i fabbricanti di cellulari che una delle prime funzioni aggiuntive che inserirono fu proprio la calcolatrice.
Che imparare le tabelline sia un percorso faticoso può anche essere vero, ma non ricordo persone che siano state traumatizzate dal doverle imparare, anzi di mio penso che sia un ottimo esercizio mnemonico.
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Il mio album dell'asilo |
Alle elementari arrivai conoscendo già i numeri e sapendo contare fino a 30. Per insegnarci le addizioni, la nostra maestra ci faceva conservare il dischetto di cartone che stava sotto i formaggini (siamo cresciuti con i formaggini MIO o SUSANNA tutta panna), quello che spingevi a pressione, e se a 2 dischetti ne aggiungi 1, poi impari che diventano 3.
Ho avuto un titolare 80enne (titolo di studio: 3a elementare): quando ci trovavamo a dover fare qualche calcolo, impugnava la biro e un pezzo di carta e faceva moltiplicazioni e divisioni a mano. Nel suo ufficio non esisteva la calcolatrice.
Ma potrei ricordare anche il macellaio o il fruttivendolo che facevano i conti sulla carta con la quale ti imballavano carne e verdure.
Invece trovare oggi, tra le nuove generazioni, chi sa fare una moltiplicazione o divisione a mano con la stessa loro velocità, la vedo più dura.
Forse sono incappata solo io in ragazze e ragazzi non preparati, forse è un caso che io abbia assistito in TV a qualche giochetto scemo dove ti sparano "quanto fa 6x8" e la risposta, dopo dovuto pensamento eterno, è arrivata sbagliata.
Da un'intervista rilasciata dal Sig. Bortolato in merito al suo sistema, leggo "Si fonda sulla qualità di determinati strumenti di simulare i procedimenti mentali del calcolo in modo da trasferire la comprensione, dalla elaborazione logico-concettuale, al canale recettivo delle simulazioni analogiche-intuitive, come quando un bambino impara ad usare il computer o una lingua osservando come fanno gli altri, senza ricevere preventivamente delle spiegazioni."
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Oserò esporre qui la più grande, la più importante, la più
utile regola di tutta l’educazione: è di non guadagnare tempo, ma di
perderne. (J. J. Rousseau)