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giovedì 27 marzo 2014

LE EFFUSIONI

Nelle aziende per cui ho lavorato c'era il rito della "festicciola per gli auguri di Natale". Più si avvicinava quel giorno e più soffrivo al pensiero di dover presenziare. Io amo il Natale, ma non sopporto di essere costretta ad effusioni con chiunque, anche con colleghi con i quali magari ci ignoravamo o con i quali c'era poca simpatia. Ed escogitavo qualsiasi stratagemma per evitare abbracci ed effusioni varie (mi veniva sempre in mente Fantozzi nella scena in cui erano obbligati a guardare la Corazzata Potëmkin).
Al pari rifuggivo tutte le effusioni di saluto per le vacanze, le ritenevo inutili ed ipocrite smancerie. 

Poi un giorno una mia amica, che conosco oramai da 40 anni, mi disse: "Una cosa che mi è sempre mancata con te è l'abbraccio, tu non ti lasci mai abbracciare, tieni tutti a distanza e questa cosa mi ha fatto sempre soffrire, perché vorrei che ci abbracciassimo".
Effettivamente mi resi conto che per quanto non ho mai lesinato abbracci e baci in famiglia (compreso i miei cani che avevo sempre incollati addosso) che dispenso anche esagerando, tanto sono stata algida con il resto del mondo, non solo i colleghi, ma anche le amicizie. Sorrido, scherzo, rincuoro, sostengo, sono disponibile, ma ho sempre evitato il contatto fisico. Unica eccezione quando qualcuno in lacrime si rifugia tra le mie braccia e mi ritrovo quindi a stringere quella persona per confortarla, non mi ritraggo.

Qualcosa cambiò qualche anno fa grazie alle ragazze che collaboravano con me in ufficio. Mi sono ritrovata delle persone di una spontaneità rarissima, con una generosità ed un candore ancor più rari.
Foto presa dal web
Mi spiazzava quel loro darsi così naturalmente, nelle parole e nei fatti, senza aspettarsi gratificazioni compensative, senza preclusioni, fidandosi di me sin dall'inizio pur non conoscendomi.
Da loro mi lasciai abbracciare e le abbracciai ed ora quando ci incontriamo, mi diverte molto quando mi saltano al collo e mi travolgono senza ritegno; ed io con loro non lesino né baci né abbracci.  Ed ora abbraccio anche altre, magari solo per le festività o occasioni particolari (ma ci sto lavorando e forse migliorerò), magari sono un po' impacciata, ma le abbraccio.
Quando ci lasciammo in quell'ufficio, le ragazze mi scrissero un lungo messaggio. Non lo pubblico perché troppo privato. 
Quando me lo diedero avevano gli occhi lucidi di lacrime e dei sorrisi a tutto tondo che erano bellissimi da vedere. 
In quelle parole era racchiuso il tempo che avevamo trascorso insieme e lo conclusero scrivendo che erano riuscite a guardare oltre la mia corteccia; quello che però non avevano compreso era che erano state proprio loro a sgretolarla quella corteccia