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sabato 6 aprile 2013

ERA MIO NONNO

Sono stata fortunata: ho avuto degli splendidi nonni. Sia il nonno paterno che quello materno erano due uomini semplici, del popolo, ma di grande spessore. Ma erano anche, il che non guasta, due uomini molto belli (oggi si direbbe strafighi). La cosa buffa è che erano entrambi molto alti ed entrambi hanno sposato donne piccine, le mie nonne faticavano ad arrivare al metro e 60.
Di mio nonno paterno parlerò solo dopo che mia cugina avrà terminato di scrivere il libro che gli sta dedicando. Voglio invece riservare alcune righe a mio nonno materno: il nonno Ciro.

Quanto era bello e forte il mio nonno !
ilmiobloginunozainoLa mamma mi raccontava sempre del periodo della guerra: mia madre stava percorrendo insieme a sua sorella, la salita che portava a casa sua, quando si imbatterono nel corpo di un tedesco morto e riverso nella strada. Mia madre vide che l’uomo aveva al polso un orologio e si chinò per sfilarglielo ma mentre lo aveva tra le mani arrivò mio nonno che vedendo la scena urlò perentorio a mia madre di rimettere al suo posto l’orologio.  Mia madre, da donna concreta, l’ha sempre definita un’emerita sciocchezza: facevano quasi la fame e spesso dovevano mangiare un uovo in 2, quindi non aveva senso lasciare lì un oggetto che poteva sfamarle per qualche tempo. Ma mio nonno era un uomo di altri tempi, uno onesto, che non tollerava il furto nemmeno in caso di fame.
ilmiobloginunozaino

Era un uomo che aveva i calli nelle sue grandi mani, ma accettava di vivere (o di sopravvivere) usando solo le sue braccia e le sue mani.

Aveva un cuore grande …. tanti, tanti anni dopo successe che mentre percorreva una strada con il suo vecchio e malandato motorino, fu urtato – cadendo e facendosi male - da un tizio in auto che scappò. Mio nonno risalì a lui tramite la targa e coinvolse mio padre dicendo “vieni con me, andiamo a casa da questo furbo e lo spolpo, vedrai che con i soldi che mi deve per il danno mi faccio il motorino nuovo”.  Pregustando la nuova ricchezza, si presentarono all’indirizzo e quando si aprì la porta si trovarono di fronte una donna incinta che aveva in braccio un bimbetto piccino. Mio nonno le espose il fatto, la signora scoppiò in singhiozzi raccontando di come suo marito era un disgraziato, senza lavoro, senza soldi. Stavano alla miseria e per quello il marito era fuggito dall’incidente. Mio nonno a quel punto aprì il portafoglio e le diede tutto quello che aveva e chiese pure a mio padre di aprire il portafoglio.
Ancora oggi mio padre ride quando racconta quella scena: loro due che spavaldamente pensavano di racimolare un gruzzolo se ne tornarono a casa più in bolletta che mai. Va precisato che entrambi non vivevano certo nell’agiatezza; lavoravano come muli e sopravvivevano con l’indispensabile, ma davanti a quella poveretta si privarono di quel poco che avevano.

Poi però c’era anche il lato malandrino di mio nonno: ero piccola quando la domenica mi portava con sé all’Osteria di Porta S. Mamolo. Andava lì a giocare a briscola con gli amici e si giocavano un bicchiere di vino. Mio nonno mi aveva insegnato tutti i “segni” delle carte  ( l’occhiolino se hai l’asso, alzata di spalle se hai il cavallo, ecc.) e il mio compito era di aggirarmi ingenuamente attorno al tavolo da gioco guardando le carte degli avversari per fare i segni al nonno. Nessuno ha mai sospettato di me, d’altra parte avevo sì e no 4 anni, un faccino angelico e i riccioli biondi, come potevi sospettare che ero una scaltra, abile truffatrice ?
Ci siamo tanto divertiti insieme, anche quando mi lasciava giocare con i suoi cappelli e mi divertivo a fare le sfilate in casa con i suoi vestiti addosso; quanto rideva il nonno a vedermi così.
Sì, sono stata fortunata, ho avuto dei nonni splendidi. 

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