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lunedì 29 aprile 2013

MARSIGLIA


Il mio viaggio di nozze doveva durare circa 30 giorni e prevedeva la costa francese con varie tappe e la Spagna partendo da Barcellona fino a Madrid per poi scendere a Valencia e ripercorrere l’itinerario a ritroso.
Era il 1977 e all’epoca c’era un limite di valuta che di sicuro non sarebbe bastato per 30 giorni; potevi però far emettere un assegno in valuta da incassare all’estero in una Banca corrispondente (per i giovani che leggono sto sicuramente delirando, per chi ha qualche anno in più sto solo rinfrescando la memoria).
MarsigliaIl nostro assegno lo dovevamo incassare alla BNP di Marsiglia. 
Per il viaggio di nozze mio padre si privò della sua nuova fiammante Alfetta, ce la prestò con precisi ordini: 1) ove possibile metterla nei parcheggi custoditi a pagamento, 2) se eravamo costretti a lasciarla all’aperto inserire i 2 antifurti che aveva fatto montare, 3) se la zona era di dubbia affidabilità (e secondo i suoi parametri tutto il percorso scelto lo era), sollevare il cofano e smontare una candela, 4) comunque metterla in una zona sempre a vista.
Infine: se ci fossimo fatti rubare l’Alfetta, potevamo starcene all’estero pure noi senza ritornare.
Giuro: è tutto vero. Amava quell’auto in modo viscerale e ce la lasciò con un vero attacco di ulcera.
Non stupisce che nelle mie foto ricordo l’Alfetta si intraveda quasi sempre sullo sfondo ……

Comunque andammo alla BNP per incassare l’assegno, uscendo con i soldi infilati in tutte le parti intime e il terrore dipinto sul viso, salimmo sulla mitica Alfetta ma eravamo dubbiosi sulla strada da imboccare.
Marsiglia non godeva certo di una buona fama e già immaginavamo di finire nella trappola di qualche clan che ci avrebbe depredato; vedevamo Marsiglia come una città spaventosamente rischiosa e guardavamo tutto intorno a noi nervosamente.
Passava una signora anziana, la classica signora francese con la baguette sottobraccio; la fermai e le chiesi indicazioni. 
Mi disse che era un po’ complicato spiegare, mi propose di salire in auto e ci avrebbe condotto verso casa sua da dove era semplice imboccare la strada che cercavamo.
Da veri incoscienti la facemmo salire e la portammo verso casa sua. Arrivati ci invitò a salire e noi, di nuovo incoscienti, salimmo. Ci offrì addirittura il pranzo! 
ricordo marsiglia
Ebbi un tentennamento e sussurrai a mio marito che forse ci eravamo cacciati in un guaio, che magari ci avrebbe stordito con qualche sonnifero nel pasto e ci avrebbe rubato sia i soldi che l’Alfetta, ma fu il dubbio di poco e ci lasciammo travolgere dall’energia e dalla disponibilità della signora (mi infilò addirittura un grembiule e mi insegnò a fare una omelette).
Ad un certo punto curiosa le chiesi come poteva fidarsi di far entrare in casa sua due sconosciuti e ricordo molto bene il suo sorriso beato mentre mi rispondeva: “sono direttrice in un carcere giovanile, sono a contatto ogni giorno della mia vita con ragazzi sbandati, ho la presunzione di riuscire a riconoscere due ragazzi puliti solo guardandoli negli occhi. Vi ho visto e ho capito subito che siete due bravi ragazzi”.
Non volle nulla, nemmeno che le offrissimo un dolce. Ci baciò e ci abbracciò come se ci conoscessimo da sempre. La salutammo così, senza inutili promesse di scriverci o di risentirci. 
Ci immergemmo nuovamente dentro Marsiglia, ma finalmente la gustammo con scioltezza e riuscimmo persino a visitare Notre Dame de la Garde senza smontare la candela all’Alfetta !!!

Sono tornata diversi anni dopo, per più volte, a Marsiglia per lavoro; ho sempre girato in quella città con tanta tranquillità, forse da incosciente, ma mi sembrava una città amica solo in forza di quel bel ricordo. 

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