Il mio
viaggio di nozze doveva durare circa 30 giorni e prevedeva la costa francese
con varie tappe e la Spagna partendo da Barcellona fino a Madrid per poi
scendere a Valencia e ripercorrere l’itinerario a ritroso.
Era il 1977
e all’epoca c’era un limite di valuta che di sicuro non sarebbe bastato per 30
giorni; potevi però far emettere un assegno in valuta da incassare
all’estero in una Banca corrispondente (per i giovani che leggono sto
sicuramente delirando, per chi ha qualche anno in più sto solo rinfrescando la
memoria).
Per il viaggio di nozze
mio padre si privò della sua nuova fiammante Alfetta, ce la prestò con precisi
ordini: 1) ove possibile metterla nei parcheggi custoditi a pagamento, 2) se
eravamo costretti a lasciarla all’aperto inserire i 2 antifurti che aveva fatto montare, 3) se la zona era di
dubbia affidabilità (e secondo i suoi parametri tutto il percorso scelto lo
era), sollevare il cofano e smontare una candela, 4) comunque metterla in una
zona sempre a vista.
Infine: se ci fossimo fatti rubare l’Alfetta, potevamo starcene all’estero pure noi senza ritornare.
Infine: se ci fossimo fatti rubare l’Alfetta, potevamo starcene all’estero pure noi senza ritornare.
Giuro: è tutto
vero. Amava quell’auto in modo viscerale e ce la lasciò con un vero attacco di
ulcera.
Non stupisce
che nelle mie foto ricordo l’Alfetta si intraveda quasi sempre sullo sfondo ……
Comunque
andammo alla BNP per incassare l’assegno, uscendo con i soldi infilati in tutte
le parti intime e il terrore dipinto sul viso, salimmo sulla mitica Alfetta ma
eravamo dubbiosi sulla strada da imboccare.
Marsiglia
non godeva certo di una buona fama e già immaginavamo di finire nella trappola
di qualche clan che ci avrebbe depredato; vedevamo Marsiglia come una città
spaventosamente rischiosa e guardavamo tutto intorno a noi nervosamente.
Passava una
signora anziana, la classica signora francese con la baguette sottobraccio; la
fermai e le chiesi indicazioni.
Mi disse che era un po’ complicato spiegare, mi
propose di salire in auto e ci avrebbe condotto verso casa sua da dove era
semplice imboccare la strada che cercavamo.
Da veri
incoscienti la facemmo salire e la portammo verso casa sua. Arrivati ci invitò
a salire e noi, di nuovo incoscienti, salimmo. Ci offrì addirittura il pranzo!
Ebbi un tentennamento e sussurrai a mio marito che forse ci eravamo cacciati in
un guaio, che magari ci avrebbe stordito con qualche sonnifero nel pasto e ci
avrebbe rubato sia i soldi che l’Alfetta, ma fu il dubbio di poco e ci lasciammo
travolgere dall’energia e dalla disponibilità della signora (mi infilò addirittura un grembiule e mi insegnò a fare una omelette).
Ad un certo
punto curiosa le chiesi come poteva fidarsi di far entrare in casa sua due
sconosciuti e ricordo molto bene il suo sorriso beato mentre mi rispondeva: “sono
direttrice in un carcere giovanile, sono a contatto ogni giorno della mia vita
con ragazzi sbandati, ho la presunzione di riuscire a riconoscere due ragazzi
puliti solo guardandoli negli occhi. Vi ho visto e ho capito subito che siete
due bravi ragazzi”.
Non volle
nulla, nemmeno che le offrissimo un dolce. Ci baciò e ci abbracciò come se ci
conoscessimo da sempre. La salutammo così, senza inutili promesse di scriverci
o di risentirci.
Ci immergemmo nuovamente dentro Marsiglia, ma finalmente la
gustammo con scioltezza e riuscimmo persino a visitare Notre Dame de la Garde
senza smontare la candela all’Alfetta !!!
Sono tornata diversi anni dopo, per più volte, a Marsiglia per lavoro; ho sempre girato in quella città con tanta tranquillità, forse da incosciente, ma mi sembrava una città amica solo in forza di quel bel ricordo.
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