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venerdì 5 aprile 2013

PASSEGGIATA SUL PO


 Mettere una semplice passeggiata sul Po tra i ricordi di viaggio fa un po’ ridere, ma volevo comunque fissare quella giornata. Era l’autunno scorso e con mio figlio abbiamo deciso di incamminarci da Guastalla, dove lui si trova ora, verso le rive del Po. Una camminata un po’ lunga ma se la fai chiacchierando e ridendo, manco ti accorgi di quanto è lunga.
Io amo il fiume, così come amo la campagna, forse a causa dei miei trascorsi di infanzia quando passavo le estati con i nonni. La maggior parte delle persone li trova entrambi noiosi e malinconici io li trovo rasserenanti. Come dico spesso: o li ami o li odi, non c’è una via di mezzo, di mediazione. 
Arrivati sulle sponde del fiume ci siamo giustappunto messi a disquisire di questo e mio figlio si stupiva del fatto che io fossi così pacifica e quieta tanto da sopportare anche le zanzare e i moscerini che mi stavano torturando. Eravamo seduti su una panchina a ridere e parlottare quando si sono avvicinate due signore. Subito mio figlio mi ha digrignato tra i denti “conto fino a 10 e so già come va a finire”. Lui infatti  mi “accusa” sempre di parlare anche con i sassi, dice che non mi riesce mai di stare in un posto senza dover per forza interloquire con qualcuno; io mi difendo sempre dicendo che non sono io, sono gli altri che mi rivolgono la parola e il resto vien da sé. A volte ne faccio anche un punto di vanto, perché sostengo che se la gente si accosta a me così apertamente, allora significa che mi trova fidata e affidabile. Che ne so perché succede? 
Comunque, tempo 5 secondi e la signora più anziana si è rivolta a me con una domanda (inevitabile lo sghignazzo di mio figlio che stava ancora contando).  Non sto a riportare la conversazione, dico solo che era una dolcissima signora ottantenne con una lucidità ammirevole; era un ex insegnante. Ci ha deliziato con racconti bellissimi del suo passato, ci ha raccontato aneddoti affascinanti della sua famiglia e della sua conoscenza di Ligabue di cui ci ha riportato episodi sconosciuti, ci ha parlato di suo figlio e dei suoi nipoti. Nel giro di mezzora la conversazione era concentrata tra la signora e mio figlio – avevano in comune la passione per l’arte - e io li guardavo appagata del fatto che mio figlio si era lasciato andare, che trovava naturale scambiare due chiacchiere con una sconosciuta, che la piantasse di stare arroccato dentro a questa società moderna che ci vuole tutti distanti e infelicemente anonimi.   
 
La vittoria più grande ? L’invito che la signora ha rivolto a mio figlio, uno sconosciuto, di andare a casa sua a trovarla. Allora ho proprio ragione io quando dico che il fiume è pace e serenità.

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