Ma la cosa
deprimente è che da “perversione privata” si è trasformata in stile
economico-sociale collettivo perché più possiedi e più puoi garantirti una vita
agiata, il cosiddetto ”benessere” con la conseguenza che ciò che possiedi è divenuto
un parametro di stima e di valutazione di tutti noi. Sei perché hai.
L’avaro ha lo sfrenato desiderio di tutto, non divide nulla con gli altri, desidera sempre di più e accumula, accumula e accumula ancora
in previsione di un futuro che però continua a rinviare.
Ma non voglio approfondire
il concetto della “bulimia dell’avere” e del non dividere con gli altri anche
il troppo che si possiede, perché sicuramente diventerei impietosa e andrei
oltre le righe.
L'avaro di beni materiali non lo giustifico, ma in fondo posso anche capire che é per l'appunto una deviazione e se va bene a lui, va bene anche a me perché mi basta evitarlo e se lo incontro non entra a far parte della mia vita.
Quello che non giustifico e che non capisco é l'avaro nei sentimenti. Troppo spesso sento persone che non investono nei rapporti interpersonali ricorrendo alle solite scuse del "volersi proteggere da ulteriori fregature". Ma perché? Mediamente quasi tutti nella vita abbiamo preso delle fregature, la vita non é quella di Heidi che vive in mezzo ai monti con le caprette che le fanno ciao.
Sul tuo percorso sei inciampato sull'amicizia che non era amicizia, sulla generosità che era solo opportunismo, ecc.
La vita per molti di noi é stata o é dura, durissima, ma se non credi che domani sia migliore di oggi, allora che senso ha continuare a vivere ?
L'avaro di beni materiali accumula in vista del domani e allora perché l'avaro di sentimenti non ha la stessa filosofia di accumulare rapporti in vista del domani?
Sto farneticando, mi sa che mi sto attorcigliando su un pensiero che é più grande di me ...
Però la storia che si trova ovunque nel web continua a piacermi:
Una notte, un vecchio indiano raccontò a suo nipote questa storia: «Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore è combattuta da due lupi. Un lupo rappresenta: collera, gelosia, rimorso, tristezza, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, la menzogna, rivalità, il senso di superiorità e l’egoismo.
L’altro rappresenta: gioia, pace, amore, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, sincerità, fiducia, immedesimazione, generosità». Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: «Quale dei due lupi vince?».
L'avaro di beni materiali non lo giustifico, ma in fondo posso anche capire che é per l'appunto una deviazione e se va bene a lui, va bene anche a me perché mi basta evitarlo e se lo incontro non entra a far parte della mia vita.
Quello che non giustifico e che non capisco é l'avaro nei sentimenti. Troppo spesso sento persone che non investono nei rapporti interpersonali ricorrendo alle solite scuse del "volersi proteggere da ulteriori fregature". Ma perché? Mediamente quasi tutti nella vita abbiamo preso delle fregature, la vita non é quella di Heidi che vive in mezzo ai monti con le caprette che le fanno ciao.
Sul tuo percorso sei inciampato sull'amicizia che non era amicizia, sulla generosità che era solo opportunismo, ecc.
La vita per molti di noi é stata o é dura, durissima, ma se non credi che domani sia migliore di oggi, allora che senso ha continuare a vivere ?
L'avaro di beni materiali accumula in vista del domani e allora perché l'avaro di sentimenti non ha la stessa filosofia di accumulare rapporti in vista del domani?
Sto farneticando, mi sa che mi sto attorcigliando su un pensiero che é più grande di me ...
Però la storia che si trova ovunque nel web continua a piacermi:
Una notte, un vecchio indiano raccontò a suo nipote questa storia: «Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore è combattuta da due lupi. Un lupo rappresenta: collera, gelosia, rimorso, tristezza, avidità, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, la menzogna, rivalità, il senso di superiorità e l’egoismo.
L’altro rappresenta: gioia, pace, amore, speranza, serenità, umiltà, gentilezza, sincerità, fiducia, immedesimazione, generosità». Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: «Quale dei due lupi vince?».
Il vecchio
rispose semplicemente: «Quello che tu nutri».
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