Sottopasso di P.za Nettuno-anni '60-foto presa dal web |
Selciato del Decumano Massimo della città romana |
Tra le varie
mete poteva sembrare la meno interessante, ma per chi è bolognese petroniana
come me, quella visita era carica di significati.
Il
sottopasso pedonale fu inaugurato tra il 1958 e il 1960, in un periodo in cui
la grande affluenza delle auto nel centro di Bologna, consentiva di
attraversare le varie strade senza incappare nel traffico veicolare.
Per noi
bolognesi era un’abitudine consolidata scendere da un lato della strada e
sbucare magari due strade più in là. Nei sottopassi erano presenti diversi
esercizi commerciali e divennero quindi luoghi affollati e molto frequentati.
Ma i sottopassi
finirono inutilizzati quando si decise di chiudere il centro storico alle auto
e piano piano divennero dei punti di degrado frequentati solo da sbandati,
malfattori e drogati al punto che il Comune ne chiuse l’accesso.
Apparato didattico sottopasso Via Rizzoli |
Sottopasso - uscita Via Ugo Bassi |
I sottopassi
sono ora per me irriconoscibili, sono stati tirati a lucido, pannellati,
imbiancati e dati ad un’associazione che li usa come spazi culturali/ricreativi
per bambini tra i 2 e i 13 anni.
In quei
sottopassi vi sono ancora le tracce di un basolato pertinente a un tratto della
Via Emilia e questo interessava principalmente i visitatori che come me sono scesi.
Ma tra i
visitatori c’erano 2 bolognesi petroniani come me e quindi ho compreso che pure
loro erano scesi non per le evidenze archeologiche, ma per la “botta di
nostalgia” dei tempi che furono.
Loro come me
si sono affannati a cercar di riconoscere i luoghi e abbiamo unito le nostre
memorie un po’ appannate: uno che ricordava che c’era l’ottico, ne era
sicuro perché era cliente, io che ricordavo il negozio di borse e cinture e
il mitico negozio di dischi che stava verso una scalinata e dove mi incantavo a
sognare quanti ne avrei potuti acquistare con quello che mi passavano i miei e
poi il bar e le vetrinette che correvano lungo la parete laterale e contenevano
locandine pubblicitarie.
1961-Natale nel sottopasso Via Rizzoli |
A farci da guida per conto del FAI c’erano 2
ragazzi del Liceo Classico Minghetti che con tanto fervore hanno illustrato le evidenze archeologiche (se
ho ben compreso i nomi: Davide ed Edoardo).
Sono stati
bravi, erano emozionati, ma pieni di entusiasmo. A loro è andato il mio
ringraziamento seppure, ridendo, ho confessato la mia delusione per aver
camminato in un luogo sconosciuto che nulla ha a che fare con quello che erano
i sottopassi di Bologna. E loro, carinamente, si sono giustificati dicendo che
non riuscivano nemmeno ad immaginare come fossero quei sottopassi da come noi
li raccontavamo.
2014 - sottopasso via Rizzoli |
Sottopasso uscita di Via Ugo Bassi |
Sarà anche
giusto o normale o doveroso che il mondo vada avanti, ma io continuo sempre a
chiedermi se questo snaturare le architetture sia veramente progresso.
Quei
sottopassi avevano una storia, là c’era fermento, erano un passaggio obbligatorio, il
prolungamento dei portici cittadini; ora sono una sorta di laboratorio asettico
che si può trovare in qualsiasi complesso: sale imbiancate e anonime che con
tutto il loro bianco e freddo candore non resteranno nella memoria di nessuno.
Come si chiamava il negozio di dischi?
RispondiEliminaNon è la coja
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