Bisogna
sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l'unico problema.
Per non
sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a
terra, dovete ubriacarvi senza tregua.
Ma di che
cosa?
Di vino,
poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi.
E se
talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra
solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o
scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto
ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che
canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le
stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno: "E' ora di ubriacarsi!
Per non
essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre!
Di vino, di
poesia o di virtù , come vi pare"
C.
Baudelaire (tratto da “Lo Spleen di Parigi”, poemetto in prosa XXXIII)
Baudelaire è
famoso per la sua vita dannata, instabile, sregolata e ha cercato consolazione
nella droga e nell’alcol. Ma quello che ha scritto non è un incitamento all’alcol
per trovare un rimedio a tutti i problemi. E’ un incitamento a inebriarsi di
tutto, di tutto quello che serve per vincere il tempo, la quotidianità, la
monotonia, l’essere o sentirsi invisibile nel pianeta, per prendere a piene
mani tutto quello che ci gira attorno.
Beh, io sono
astemia e quindi di certo non mi posso ubriacare di vino, ma proprio perché Baudelaire
lascia ampia scelta “ubriacarsi (o meglio inebriarsi) di poesia, di virtù, di
quello che più piace”, mi piace pensare che mi ubriaco di tutto ciò in cui mi
inciampo nella vita e seguirò quello che Baudelaire scrive “chiedete che ora è”
per non dimenticarmi che è ora di inebriarmi.
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