Era gennaio
del 2012, era il giorno del mio compleanno quando l’impiegata del Comune mi
chiamò e mi disse che la mia richiesta era stata accolta e mi assegnavano un
piccolo orto. Ero felicissima !! Chi mi conosce ebbe invece reazioni diverse:
chi è scoppiato a ridere e a deridermi perché tutto pensava fuorché a me
ortolana, chi si è chiesto se fossi impazzita, chi mi ha detto “ma chi te lo fa
fare!! E’ faticoso”, chi mi ha teoricamente appoggiato ma con scarsissima
convinzione.
Sono nata e
vissuta in città e, fatto salvo il periodo estivo della mia infanzia che
trascorrevo in campagna dai nonni paterni, non ho mai avuto occasione di vivere
la terra.
Tuttavia in
cuor mio ho sempre amato la terra, avrei voluto una casetta in campagna, avrei
voluto toccare la terra, metterci dentro le mani. Questa è stata la spinta che
mi ha indotto a richiedere un orto in città, vicino a casa mia. Era un bisogno
che sentivo dentro di me.
Qualcuno mi
ha segnalato un sito (grazie Claudia) e lì ho trovato parole per me bellissime
che sento mie.
Ho estrapolato qualche passaggio:
L'orto appartiene ai posti dove è possibile
riappropriarsi del senso della vita. E' un costruttore di significati, un
riordinatore della vita. Ospita esseri viventi che necessitano di cura e che ti
chiedono di seguirli. Esseri che ti guardano, ti chiamano, ti chiedono un atto
d'amore. E' un luogo animato che si unisce all'anima di chi lo abita. E' un posto che si può vivere profondamente
solo attraverso una sensibilità allenata. I sensi sono sollecitati, ma in modo
inusuale……. L'orto è abitare un
posto, un luogo, uno spazio di vita. Abitare significa trovarsi, tenere per lungo
tempo, trovarsi per lungo tempo. Implica cioè una modalità intima di vissuto
che si estende nel tempo fino a costruire una parte fondante della vita della
persona. Luce, ombra. Giorno,
notte. Inverno, estate. Acqua, aria. Freddo, caldo. Umido, asciutto. Sono gli
elementi che codificano la disciplina di chi vive e cura un orto. Sono orologi
di estrema precisione. E' impossibile sfuggire al loro dispiegarsi e
rincorrersi. Esigono pazienza, attesa. Capacità di capire, intuire il momento
giusto. L'amore è paziente. Sa
aspettare. Così chi semina sa attendere che si completi il gioco. L'orto è un
insieme di atti generativi (atti d'amore) che si dispiegano nel tempo secondo
regole precise. L'atto generativo produce vita e la vita generata esige cura,
attenzione, accompagnamento costante e devoto verso il completamento del ciclo
vitale.
Il sito è
questo: http://marcello-marcellini.blogspot.it/2012/02/lorto-e-il-ritorno-della-grande-madre.html.
Il testo
completo è molto ben articolato, io ho citato solo alcuni passaggi che mi hanno
colpita. Leggendo queste parole ho capito perché volevo un orto, volevo la
terra: l’orto appartiene ai posti dove è
possibile riappropriarsi del senso della vita.
E’ vero.
Chiedo scusa, ma non avevo visto il tuo commento di aprile al mio post. Vorrei ringraziarti per aver usato alcune mie riflessioni sull'orto e il suo mistero. Ti ringrazio e complimenti per la la passione e sensibilità che hai per questi argomenti.
RispondiEliminaun saluto
Marcello Marcellini
Grazie a te per aver scritto parole così toccanti che mi sono rimaste nella testa.
EliminaTi avevo scritto perché sono inesperta di web e temevo di violare qualche diritto, anche se penso che più persone leggono le tue parole e più forse si possa riflettere su quanto è bello far nascere e crescere le piante.
Grazie mille ancora. Ciao. Marilena