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martedì 24 giugno 2014

AUSCHWITZ e BIRKENAU

Lo so che in questo periodo tutti pensano alle vacanze, al sole, a rilassarsi e divertirsi e non voglio assolutamente turbare nessuno. Ma quello che ho visto ai campi di Auschwitz e Birkenau, non è una parentesi, non è qualcosa che possiamo ricordare solo quando ricorrono le cosiddette date di commemorazione. 




Non ci volevo andare, ma ora so che quella ferocia umana non va evitata per paura di vedere, di parlarne, ma va ricordata perché ognuno di noi tocchi con mano fin dove si può spingere la cattiveria dell'uomo.  

Via al groppo in gola, al respiro che si spezza mentre sei lì a vedere le atrocità; quello che devi guardare lo guardi mentre ti devi ripetere "NON DEVE SUCCEDERE MAI PIU' ". 

E' questo l'insegnamento che si deve trarre da quei campi, sono queste le parole con le quali dobbiamo rientrare nella nostra quotidianità, con la forza
e la consapevolezza che nulla possiamo fare per cancellare quei terribili soprusi, ma che dobbiamo usare i nostri giorni, ogni giorno, per combattere i soprusi, prima che la spietatezza umana abbia il sopravvento.
Metto poche foto e non le commento; non servono date o racconti perché tutti conosciamo la storia di quei campi, ma commento solo lo spregevole comportamento di alcuni visitatori.


VERGOGNA: a quell'uomo che fumava, nonostante il divieto in tutto il campo, seduto con sua moglie sui gradini di un blocco, ma doppiamente vergogna perché la kippah che indossava sul capo lo identificava come ebreo ... non saper rinunciare ad una sigaretta mentre si è lì in un luogo di memoria è qualcosa che mi procura schifo. E, visto che non mi interessa alcunché di certe opinioni, aggiungo che esibire un simbolo di rispetto verso Dio non avendo rispetto verso oltre 1 milione di persone morte ingiustamente, mi fa schifo ancor di più.
VERGOGNA: a coloro che scattavano "foto ricordo, in posa" nei vari angoli dei campi e doppiamente vergogna ai due giapponesi che sorridenti scattavano un selfie sul binario di Birkenau.

Grazie a Michele, la nostra guida, che incurante di lasciare noi, il suo gruppo, è andato a rimproverare questi imbecilli obbligandoli con fermezza e una tuonante voce carica di disprezzo, al rispetto del luogo in cui si trovavano. 
Per ricordare loro che il rispetto della vita e dell'uomo include anche il rispetto della morte.

4 commenti:

  1. Cara Marilena, queste foto dimostrano quanto fragile è la pace.
    Non devono mai più succedere queste atrocità!!!
    Tomaso

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    1. E' così Tomaso: NON DEVONO MAI PIU' SUCCEDERE. Dobbiamo ricordare questo triste passato per attingere la forza di contrastare la cattiveria di cui evidentemente l'uomo può essere dotato anche se sembra impossibile.
      Ciao- Un grande abbraccio. Marilena

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  2. Mio padre ha passato due anni in un campo di concentramento in Germania, rievocare quei giorni gli ha sempre provocato una grande sofferenza, anche negli ultimi tempi ed erano passati più di settant'anni. Ci raccontava atrocità, dolore. paura, umiliazioni e le lacrime scendevano e singhiozzava come un bambino.
    ciao

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    1. Ti credo perché è veramente terrificante già solo guardare quei luoghi, è da brivido pensare di averci vissuto.
      Noi poi avevamo quella guida, Michele, che raccontava non con date, numeri o rendiconti, ma con fatti, persone, magari ci coinvolgeva trascinandoci, con alcune iniziali domande che ci portavano dentro ad un racconto. Era proprio come parlasse qualcuno che lì ci aveva passato la sua prigionia. Ti assicuro che nonostante il caldo mi è venuta spesso la pelle d'oca e ho spazzato qualche lacrima con le dita.
      Capisco che tuo padre portasse ancora addosso le cicatrici mai richiuse di quella ferocia così totale; chi l'ha vissuta come lui non può dimenticare ... era veramente tutto troppo.
      Ciao Paola. Un abbraccio. Marilena

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