Ci sono giorni che giro incurante del mondo che mi circonda, non vedo nulla e nessuno e se incrocio qualcuno che conosco mi deve battere una mano sulla spalla perché io lo riconosca e ci sono giorni che osservo con minuzia paranoica tutto ciò che mi circonda cogliendo dettagli e particolari, anche andando oltre con l'immaginazione che mi spinge a chiedermi il perché di un viso corrucciato piuttosto che di un sorriso.
Quando mi trovo in questo secondo "stato di grazia" mi piace osservare gli anziani, studiare le loro rughe del viso e delle mani, cercare di immaginare come erano da giovani. Li guardo nei loro lenti movimenti e in quella che non saprei come meglio definire se non "pacifica indifferenza".
Quando siamo giovani vorremmo che tutti ci ammirassero, che si accorgessero di noi; è dal consenso altrui che rinsaldiamo la fiducia in noi stessi. Cerchiamo l'approvazione altrui per fare carriera, per allargare la cerchia degli amici, per trovare un nuovo amore. Per gli anziani è diverso: oramai sono quel che sono, nel bene o nel male. Il giudizio altrui è marginale e qualunque esso sia non li danneggia perché loro la partita della vita se la sono già giocata e non devono più affannarsi a dimostrare quanto valgono.
Ecco perché cerco nei loro occhi, nelle loro espressioni, nelle loro rughe la storia di quella vita che si sono lasciati alle spalle.
Sul tavolino da notte di una vecchia signora ricoverata in un ospizio per anziani, il giorno dopo la sua morte, fu ritrovata questa lettera. Era indirizzata alla giovane infermiera del reparto.

Cosa pensi,
quando mi lasci? E cosa dici
quando parli di me?
Il più delle
volte vedi una vecchia scorbutica, un po’ pazza, lo sguardo smarrito, che non è
più completamente lucida, che sbava quando mangia e non risponde mai quando
dovrebbe.
E non smette
di perdere le scarpe e calze, che docile o no, ti lascia fare come vuoi, il
bagno e i pasti per occupare la lunga giornata grigia.
È questo che
vedi! Allora apri
gli occhi. Non sono io. Ti dirò chi
sono.
Sono
l’ultima di dieci figli con un padre e una madre. Fratelli e
sorelle che si amavano. Una giovane
di 16 anni, con le ali ai piedi, sognante che presto avrebbe incontrato un
fidanzato. Sposata già
a vent’anni.
Il mio cuore
salta di gioia al ricordo dei propositi fatti in quel giorno.
Ho 25 anni
ora e un figlio mio, che ha bisogno di me per costruirsi una casa.
Una donna di
30 anni, mio figlio cresce in fretta, siamo legati l’uno all’altra da vincoli
che dureranno. Quarant’anni, presto lui se ne andrà. Ma il mio uomo
veglia al mio fianco.
Cinquant’anni,
intorno a me giocano daccapo dei bimbi. Rieccomi con
dei bambini, io e il mio diletto.
Poi ecco i
giorni bui, mio marito muore. Guardo al
futuro fremendo di paura, giacché i miei figli sono completamente occupati ad
allevare i loro. E penso agli
anni e all’amore che ho conosciuto.
Ora sono
vecchia.
La natura è
crudele, si diverte a far passare la vecchiaia per pazzia. Il mio corpo
mi lascia, il fascino e la forza mi abbandonano. E con l’età
avanzata laddove un tempo ebbi un cuore vi è ora una pietra. Ma in questa
vecchia carcassa rimane la ragazza il cui vecchio cuore si gonfia senza posa. Mi ricordo
le gioie, mi ricordo i dolori, e sento daccapo la mia vita e amo.
Ripenso agli
anni troppo brevi e troppo presto passati. E accetto
l’implacabile realtà “che niente può durare”.
Allora apri
gli occhi, tu che mi curi, e guarda non la vecchia scorbutica…
Cara Marilena, questo è un post che tutti i giovani dovrebbero leggere attentamente...
RispondiEliminaIl fatto che ci siano gli anziani, è proprio a loro che se ci siamo tutti noi.
è una ruota la vita, tutti una volta eravamo bambini, poi maturi, e alla fine pure anziani, questo non bisogna mai dimenticare.
Ciao e buona giornata cara amica, con un forte abbraccio.
Tomaso
Ieri mattina, in treno, ho visto una cosa che mi ha molto colpito, positivamente.
RispondiEliminaAd una fermata sale un maghrebino anziano: un altro maghrebino di mezza età che era già in treno, lo accoglie e gli prepara quasi il sedile della poltrona, lo saluta con massimo rispetto, direi con devozione. Io osservavo da lontano con due occhi grandi così.
Mi ricordavo quando ero piccino, in montagna, dalla nonna in Trentino, cosa si faceva per gli anziani, per i veci.
Ho visto segni di rispetto sincero per la vecchiaia che sono smarriti, persi, qui da tempo. Un po' perché quasi tutti facciamo di tutto per mascherare, per non volere il passare del tempo e ciò comporta anche bandire segni, gesti e ritualità relativi alla vecchiaia, un po' perché abbiamo buttato via quell'età, il suo significato, il suo valore.
Bella pagina questa.
Grazie.
Ahaha
Elimina:)
Bellissimo pensiero.
RispondiEliminaLa civiltà di un paese si riconosce dal rispetto per gli anziani e i bambini.
La signora della lettera aveva l'aggravante di essere malata.E mi viene in mente l'infermiera scoperta qualche giorno fa perché pare abbia ucciso una paziente particolarmente insopportabile.
Sicuramente la vecchiaia se accompagnata dalla malattia non è un periodo facile della vita ma bisognerebbe sempre sforzarsi di guardare oltre e riconoscere l'altro per quello che è:una persona con le sue tristezze,i suoi ricordi e le sue fragilità.
Ma in questo mondo tatuo non c'è tempo ne' spazio per i deboli.
Tempo fatuo,il cellulare mi tradisce nella battitura...
RispondiEliminaCavolo, però non si fa. Mi hai fatto pensare ai miei nonni. E a quanto li ho amati. Agli anziani incontrati per caso e pur di corsa.
RispondiEliminaChe quando leggono nei tuoi occhi curiosità verso di loro, ti sorridono.
E provano a raccontarti. Di come sono, di quello che sono stati.
Molto bella la poesia.
Verissima.
Abbraccio e buona giornata.
A volte vedo coppie anziane che camminano tenendosi per mano (come facciamo mio marito ed io, pur dopo tanti anni di matrimonio). Mi fanno tenerezza, e pure io cerco di immaginare la vita che hanno trascorso insieme. Recentemente ho perso l'ultimo caro amico di famiglia, molto vicino ai miei genitori... Ormai vecchio (circa 90 anni), però andavamo spesso a prenderlo per portarlo in montagna o a pranzo con noi... Un tesoro di racconti, di esperienze, di vita, soprattutto di ricordi...e quelli purtroppo spesso si dimenticano.
RispondiEliminaUn abbraccio, cara Marilena, e buona serata
Loredana
Mi sono emozionata molto con questo post pieno di verità e poesia.
RispondiEliminaUn abbraccio e grazie per questa meraviglia Marilena.
Ciao:-)