Non è facile
parlare di questo argomento. Senza entrare nel campo della fede religiosa, ognuno di
noi ha un proprio percorso di vita con esperienze, sensazioni, intuizioni
diverse; a seconda di come le viviamo siamo portati a chiamarle coincidenze,
casi fortuiti o siamo portati a credere che qualcuno, un angelo, si stia occupando di noi.
Nella mia
famiglia nessuno ha mai creduto agli angeli, nessuno tranne me. Dopo tanti scuotimenti
di testa, ironie e battute, ho imparato a non raccontare e non lo farò neppure ora, perché un angelo non lo si vede e non lo si può spiegare.
Negli anni
cambiò qualcosa quando mia madre entrò in coma; dopo mesi tra la vita
e la morte, uscì da quell’esperienza con lo stesso racconto di tanti: un lungo
tunnel con una grande luce bianca rassicurante, la mia voce insistente che la
supplicava di restare e dall’altra parte qualcuno che la invitava a non girarsi
indietro. Da quel momento quando mi capitava qualcosa di particolare era lei che diceva “è il tuo angelo che
ti ha dato una mano”.
C’è un film di cui sono letteralmente innamorata: “La vita è meravigliosa”, è un vecchio film del 1946 di Frank Capra e in quel film c’è l’angelo Clarence, definito un angelo di “seconda classe”. Ecco, io
quando penso al mio angelo, me lo immagino come Clarence, perché quello che so per certo è che il mio
angelo è un po’ distratto, a volte pasticcione e talvolta pigro. Qualche volta fa un passaggio solo
per ricordarmi che c'è, qualche volta mi tira fuori dai guai, ma solo quando sono oramai sull’orlo del
burrone. Solo allora arriva e mi sento acchiappare … un minuto prima che io scivoli in quel burrone.
E' un angelo di seconda classe (o forse ancora
meno...), ma arriva e questo è quanto importa.
meno...), ma arriva e questo è quanto importa.