Certo che a
ben pensarci noi donne abbiamo una forma di autolesionismo che se lo dovessimo
comperare pagandolo un tanto al chilo, saremmo alla miseria più nera già all’asilo.
Io ho dei
vecchi 45 giri consumatissimi perché giravano per ore sul mio giradischi; sulle
copertine ci sono le mie dichiarazioni d’amore verso Tizio o verso Caio, che
manco ricordo chi siano, perché erano gli anni in cui era sufficiente vedere Tizio sul bus per
invaghirsene.
Ma l’autolesionismo
sta nel fatto che in quegli anni – parlo dei primi anni ’70 – le canzoni erano
delle vere dichiarazioni di resa incondizionata della donna.
Non so se fu
colpa di Rosanna Fratello che aprì la strada con il suo “Non sono Maddalena” svelando la nostra debolezza,
fatto è che da quel momento evidentemente vi fu un'escalation delle più
impietose cattiverie suonate su note dolcissime che noi ascoltavamo
estasiate per ore sui nostri giradischi e non sazie le ballavamo anche sulla
mattonella di una qualche sala da ballo (non si chiamavano ancora discoteche).
E mentre noi ci struggevamo su quelle note, non azionavamo il cervello pensando
a quei testi.
Nel 1970 avevo 14 anni e Mina cantava Non ti chiedo sai quanto resterai, dura un giorno la mia vita io saprò che l'ho vissuta anche solo un giorno ma l'avrò fermata insieme a te, e io lo trovavo così romantico! Ci credevo che non era importante quanto uno restasse .. al grande amore basta anche un solo giorno (che è un'emerita cavolata!).
Ma oltre a
me ci hanno creduto in parecchi, a partire dai Pooh che un anno dopo, nella
loro “Tanta voglia di lei”, descrivono l’uomo
a cui dispiace di svegliare la donna (forse un uomo non sarò … però è forse
.. non è mica detto) ma d’un tratto sa che la deve lasciare. La poveretta in
questione morde le lenzuola ma il lui fedifrago sa che il suo amore si potrebbe svegliare, chi
la scalderà (la cornuta infreddolita... per intenderci)?
Foto presa dal web |
A darle manforte arriva Mia Martini con il suo “Minuetto”(1973): "Continuo ad aspettarti nelle sere
per elemosinare amore... Sono sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi. Tanto sai che quassù male che ti
vada avrai tutta me, se ti andrà, per una notte... sono tua..."
Sono tutte
canzoni che ho ascoltato milioni di volte, le so pure a memoria, ma certo che riascoltandole
oggi mi sembra che noi donne non ci facevamo una gran bella figura. Sì, hanno ancora la
patina di quelle emozioni provate in quelle sale fumose con le luci basse. Le
emozioni di quando il tipo che ti piaceva, si avvicinava con il pantalone
ultra-aderente, ma con rigorosa zampa d’elefante, e ti diceva “Balli?”.
Ricordo che
qui a Bologna c’era un complesso che si chiamava “Le 5 Lire” che si esibiva sul
palco cantando quelle canzoni; si andava al pomeriggio di domenica e poi si usciva con l’occhio perso, appoggiata al braccio di qualche amica, cantando teatralmente qualche strofa che gli storici portici di Bologna erano costretti ad ascoltare. Riuscivamo anche a snobbare la pizza di Altero tanto eravamo perse in quelle canzoni.
Ma in realtà, con il
senno di poi, cosa diavolo stavamo cantando ??
Splendido questo post...probabilmente ci sarebbe da fare uno studio psicologico sui testi delle canzoni e la condizione femminile. E non sono solo canzonette...;)
RispondiEliminaGrazie per la storia...buona giornata!
Grazie mille. Altro che studio psicologico .. . siamo nate per farci del male. Ma quanto mi piacevano quelle canzoni !! Eppure a rileggere i testi oggi, mi sembrano tutte delle sonore fregature. Tanta voglia di lei credo che abbia sbancato all'epoca, eppure erano solo corna e di mezzo ci finivano 2 donne. C'est la vie!
EliminaBuona giornata anche a te. Ciao.
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