Quando gironzolo per Guastalla, soprattutto al mercato, mi capita spesso di assistere a conversazioni in dialetto e mi sono resa conto che a volte capisco, ma la maggior parte delle volte non capisco proprio nulla di quello che dicono.
Sembrerebbe molto strano, visto che siamo a circa 100 Km da Bologna e, bene o male, dovremmo parlare un dialetto simile.
Durante la mia ultima visita sono andata in libreria e ho curiosato tra le pubblicazioni che riguardavano il territorio. Ho scoperto così un autore, Paolo Mantovani, che con passione scrive di Guastalla portandoti a scoprire tradizioni, detti, abitudini e modi di dire.
Ho acquistato qualche suo libro che mi sta affascinando: tante sono le tradizioni e abitudini che corrispondono in pieno a quelle bolognesi.
Quanto al dialetto, effettivamente è pienamente giustificato il mio non comprendere.
Un esempio: la scopa la chiamano mansarina, mentre noi la chiamiamo grané ... un abisso.
Quindi per indicare una persona che se ne va indispettita senza voltarsi e senza dare confidenza, cioè che pare abbia mangiato il manico della scopa, a Guastalla dicono:
A para cl'abia magnà al mang dna mansarina. mentre a Bologna diciamo: Al per cl'eva magné al mandig d'una grané.
Poi stranamente ti imbatti in qualcosa di assolutamente identico:
Al mond l'é una roda cla gira (=il mondo é una ruota che gira, per dire che ai giorni belli seguono i brutti e viceversa. Noi a Bologna lo diciamo anche per dire che le cose che ho fatto io, poi le farà anche il giovane che sta crescendo).
E' una sensazione strana ascoltare una conversazione e magari capire la domanda della signora ma non comprendere nulla della risposta che le viene data.
Non saprei nemmeno come paragonarla, perché non è come aver studiato una lingua a metà, è proprio come sentire due lingue diverse. Le montagne russe: capisco, non capisco, capisco, capisco, non capisco ...
Una cosa carina che ho letto e che mi ha intenerito per il suo candore, riguarda le tradizioni di quando gli uomini si coricavano la sera con mutandoni di tela, antesignani dei moderni boxer e la preghiera semplice che veniva rivolta, sperando che il domani fosse migliore, era:
Sgnor a vagh a let Signore vado a letto
a sai ben ch'a son Minghett sapete bene che sono Minghetto
fè vù fate voi
FOTO DI GIORGIO ANDREOLI |
IMMAGINE TRATTA DAL LIBRO "C'era una volta" |
Il tutto accompagnato da dipinti di Valerio Bianchi e foto di Giorgio Andreoli.
Qualche nota sull'autore (tratta dal libro): Paolo Mantovani nasce a Mantova nel 1956. Dopo la Laurea in Giurisprudenza entra neo laureato in un istituto di credito della Bassa Reggiana dove, a seguito della sua attività, ne diventa uno dei dirigenti e tiene a battesimo quasi tutte le filiali dell'istituto. Amante dell'arte in tutte le sue sfaccettature, da quella letteraria a quella pittorica. Lasciano un segno particolare i pittori, che conosce di persona: Ligabue, Miglioli, Mozzali e Bartoli. In ambito letterario è profondo conoscitore della letteratura di fine 800 e primo 900. Nella magica pianura del Po l'autore trova la giusta dimensione per comporre poesie, pubblicate su diverse testate, e scrivere i suoi libri.
Cara Marilena, in dialetto gli anziani conoscono ancora molti detti saggi ed estremamente veri. Purtroppo il dialetto non si tramanda più di generazione in generazione e andrà scomparendo. A Genova in qualche scuola si può frequentare, facoltativamente, un corso di genovese. Ciao buona giornata Brunella
RispondiEliminaAnche qui a Bologna ci sono i corsi di dialetto e sono frequentatissimi (paradossalmente anche da stranieri), così come si trovano spesso commedie a teatro in dialetto bolognese e in libreria trovi pure dizionari completi, ma il dialetto sta scomparendo.
EliminaA Guastalla, forse perché è ancora un paesone, il dialetto è abbastanza comune, ma per l'appunto io sono in difficoltà a comprenderlo e capisco le conversazioni solo "a pezzi". Mi fa sempre un effetto!!
Ciao, buona giornata anche a te. Marilena
Cara Marilena, i dialetti purtroppo cambiano da un paese all'altro ricordo dei strani episodi che da giovani ho vissuto.
RispondiEliminaUna differenza di pronuncia ti può impedire di capire, questo capitava da dove abitavo io e a 3 km, di distanza, cera solo il Piave che divideva questi dialetti, noi si diceva che quelli di là del Piave non parlano come noi.
Comunque oggi sono molto cambiati questi dialetti direi quasi che in tutta una provincia si è cercato di arrotondare la pronuncia, almeno è quello che penso io.
Ciao e buona giornata cara mica.
Tomaso
Caspita! 3 km sono veramente pochi. Io come ho detto, rimango stordita perché a volte capisco quasi tutto e a volte non capisco nulla. D'altra parte a Guastalla hanno molte assonanze con il nostro dialetto, ma hanno tante parole che arrivano dalla zona di Mantova (e anche tradizioni). Mescolando tutto, esce questa lingua strana.
EliminaBuona giornata anche a te Tomaso. Ciao
Marilena
Quanto dista da dove ti trovi Sant’Alberto di Ravenna?
RispondiEliminaQuel padre non mi sembra buonista!
Mai stata a Sant'Alberto di Ravenna. Comunque ho controllato: poco più di 80 km.
EliminaMa che c'entra?
ciao! sei originaria di Guastalla?
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