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domenica 4 agosto 2013

LE MIE CICATRICI

Amare sè stessi è l'inizio di una lunga storia d'amore – Oscar Wilde

Delle mie cicatrici non gliene frega niente a nessuno, fuorché a me ecco perché ne parlo, perché hanno diritto anche loro ad un posto nelle mie memorie.
Le mie cicatrici fisiche si sono rimarginate, sono state uno splendido esempio di come il corpo riesce a riparare i danni autonomamente e nel tempo ho addirittura imparato ad amarle e farne un vanto perché sono il marchio sulla mia pelle di episodi della mia vita.
Amaramente non si può dire lo stesso delle cicatrici dell'anima: quelle ogni tanto continuano ad aprirsi e fanno male, mentre le mie cicatrici fisiche sono belle, sono i ricordi, mi fanno tenerezza e dolce nostalgia.

Ho una piccola cicatrice sulla fronte, me la sono guadagnata a 3 anni. Mentre mamma era dentro la bottega del salumiere io ero fuori dal negozio; decisi di entrare e fu in quel momento che inciampai nello stuoino e la mia fronte si andò a scontrare con lo spigolo del gradino. Portata all’ospedale mi ricucirono, ma dopo qualche giorno dovettero riaprirmi perché un capello dei miei biondi riccioli si era insinuato dentro la ferita e rischiavo un’infezione. 
Mamma aveva sempre la voce spezzata quando me lo raccontava.

La seconda cicatrice è nel mio ginocchio sinistro. Volevo imparare ad andare in bicicletta, ma non quella piccolina che sapevo già usare, quella dei “grandi”; ce ne era una in cortile, nella nostra vecchia casa di ringhiera, altissima per me, una bici da uomo, una tentazione unica. Mamma mi aveva proibito qualsiasi tentativo di salirci, pena un sacco di manate nel sedere. Parole al vento: obbligai Cesare, uno dei miei amichetti di cortile, ad aiutarmi a salirci e con la punta dei piedi mossi la prima pedalata. In un cortile ghiaioso, con una bici che era il doppio di me era una sfida persa in partenza. Caddi rovinosamente e mi si conficcò un sasso sopra al ginocchio. Per evitare di prenderle, mi operai da sola, infilando le dita dentro la ferita, estraendo il sasso e cercando di fermare il sangue che sgorgava copioso come una fontanella di alta montagna. I pianti di Cesare, che cercavo di zittire, furono sentiti da sua madre che avvertì la mia. Mia madre scese, inorridì vedendomi in un lago di sangue, mi medicò dopodiché mantenne la promessa e me le diede di santa ragione (a Cesare gliele suonai io il giorno dopo).


Oggi queste due cicatrici sono lì a ricordarmi il mio passato e mi fanno sorridere. Sono mie, non saprei nemmeno immaginarmi senza. Quella della fronte mi ricorda mia madre e la sua voce spezzata, ancora preoccupata nonostante i tantissimi anni trascorsi,  quella del ginocchio la esibisco come un trofeo, mi inorgoglisce essermela procurata in una prova di temerarietà e coraggio. Quando vado al mare e mi spalmo la crema solare (quando mi ricordo), indugio sempre sul mio ginocchio sinistro e lo accarezzo con molto più amore rispetto al destro.

Amo le mie cicatrici. Sono segni che mi distinguono dagli altri, il mio marchio di fabbrica.

Nell’immaginario collettivo gli uomini che ostentano cicatrici e parlano con voce roca e ruvida sono i più affascinanti. Perché non deve valere anche per le donne? 

Le cicatrici evocano la vittoria in combattimento, la forza e il coraggio, hai detto niente? Mi manca di modulare la mia voce, magari devo iniziare a fumare Gauloises dopodiché pure alla Legione Straniera francese mi imploreranno di arruolarmi, nonostante io sia femmina e abbia superato i limiti di età.

7 commenti:

  1. Le cicatrici, come le rughe, io non le voglio eliminare, mi ricordano quante volte nella mia vita ho riso, ho pianto, ho guardato il sole ed ho stretto gli occhi, queste cose raccontano di noi, brunella

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    1. Sono d'accordissimo e io le mie cicatrici le amo. Delle rughe ne farei anche a meno (avevo scritto un post il 1° luglio), ma solo per il terrore che ho del bisturi e di tutte quelle pozioni magiche che iniettano. Comunque me le tengo e ci scherzo sopra. Spero di continuare a prenderla con spirito. Ciao Brunella, buona giornata.

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  2. Cicatrici-amarcord, bell'idea: te la posso rubare ?

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    1. Nel senso che vuoi parlare delle TUE cicatrici ? Non riesco a visualizzare il tuo blog.....
      Comunque ognuno ha le proprie cicatrici ed è liberissimo di elogiarle e amarle, quindi fai pure.
      Se poi riesco anche a leggerti, ancora meglio. Ciao

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    2. Grazie per avermi dato l'indirizzo del tuo blog "L'apprendista teologo". Ho cominciato a leggere qualcosa anche se ti confesso che è una materia per me sconosciuta e quindi ostica. Non so se sarò all'altezza di comprendere tutto ciò che scriverai, ma vista la mia curiosità di fondo, continuerò a leggerti. Ciao.

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  3. Anch'io a 2-3 anni mi spaccai il testone! Io e mia sorella eravamo sopra ad un elefante arancione dotato di ruote; suonarono alla porta e lei si spaventò alzandosi di scatto e facendo ribaltare l'elefante con me sopra; presi una zuccata nello spigolo del muro e mi portarono all'ospedale. Oggi, nonostante la folta chioma trasparente, si vede appena. Un salutone :)

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    1. Certo che anche tu ... io dal salumiere, tu con l'elefante arancione ...Non sono cicatrici esotiche, ma che importa! Io le amo, lo dico veramente. Ciao, un salutone anche a te.

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