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venerdì 15 novembre 2013

MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE

Questo Museo è un altro piccolo gioiello poco frequentato e alzi la mano tra i bolognesi, chi l'ha visitato. 
Pure io ne avevo sentito parlare, ma non mi ero mai presa il tempo di visitarlo, cosa a cui ho rimediato in questo periodo in occasione della Mostra ospitata fino al 2 febbraio 2014, ossia la mostra dedicata alla Giordani storica azienda produttrice di giocattoli.

Il museo è ospitato in una vecchia fornace e si sviluppa su 3 piani ben strutturati. 
Il piano terra ospita sale comprendenti macchine, torni, fresatrici, dentatrici, rettificatrici, apparecchi tecnico-scientifici, strumenti antichi con le loro varie implementazioni.   
Piccola divagazione: dedico la foto nr. 4 del collage a chi con me si dilettò con le "machines for testing wear-resistance" (evito tutte le varie prove di fatica, di flessioni rotanti, ecc. che misero a dura prova la nostra di resistenza).  E' un piano dedicato alla storia dell'industria meccanica che ha una lunga tradizione proprio qui, nella mia terra e che iniziò dopo il crollo del fiorente settore della seta.

Salendo si incontra uno spazio espositivo dedicato alle tecnologie e alle realtà contemporanee bolognesi (augurandomi che con i tempi che corrono si possa continuare a dire "contemporanee") con maxi-schermi e filmati dedicati all'area industriale bolognese.

L'ultimo piano accoglie la storia dell'antica città della seta con ricostruzioni, plastici, audio-video. Bellissimo il grande modello del mulino da seta (3,40 di altezza) che si può vedere "in funzione" tramite la pulsantiera ai suoi piedi.
Affascinante la storia che si snoda sulla fiorente produzione della seta dell'epoca ed in particolare del velo che trovava largo impiego nella moda femminile, maschile e monastica. La fortuna del velo bolognese (e delle sue imitazioni) in Italia e in alcune aree europee, iniziò nel Duecento e fino all'Ottocento ebbe la funzione di celare, coprire, ornare, assumendo di volta in volta significati diversi. Nella pittura si trovano svariati esempi di questo ornamento.
Ma è anche accattivante la sezione dedicata alla mortadella che comunque si concilia bene con l'aristocratico velo in quanto tra il XVI e il XVIII secolo era protagonista nei banchetti dei nobili e delle massime autorità cittadine. Ho appreso qui che nel XVII secolo la mortadella era un prodotto di lusso che costava nove volte più del pane, sei volte più del manzo e dell'agnello, tre volte e mezzo più del prosciutto.  Come viene definita dai pannelli era lo "spuntino elegante sulla tavola dei VIP".

Subito dopo la fiorente attività della seta ecco affacciarsi la produzione delle macchine industriali, delle moto e tutto quello che notoriamente appartiene al comparto industriale bolognese (o emiliano per estensione). Sono presenti nomi che a me sono familiari perché comunque nel tempo, durante il mio percorso lavorativo, sono state aziende con le quali ho avuto contatti, vuoi perché erano in rapporto con le aziende per le quali lavoravo io, vuoi perché magari ci lavorava qualcuno che conoscevo. 

Ed infine la mostra temporanea della Giordani (storico marchio bolognese) che produceva giocattoli e carrozzine: la "fabbrica della felicità" per tutti i bambini.  






2 commenti:

  1. Cara Marilena, un post veramente interessante! Vedere gli oggetti che un tempo li abbiamo usati, ti portano in un baleno nel passato...
    Grazie cara amica che hai tutto condiviso.
    Tomaso

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    Risposte
    1. Sì Tomaso e tu sapessi come mi sono entusiasmata nel vedere tutti i marchi di fabbrica che sono stati presenti qui a Bologna, vedere le loro storie e come sono diventati marchi storici, vedere i nomi di tanti imprenditori che si sono fatti strada con tanta genialità e tanta tenacia. Ho imparato tante cose che non sapevo. E' veramente un bel museo. Ciao. Buona giornata e un abbraccio. Marilena

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