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lunedì 7 luglio 2014

UN CITTADINO CHIAMATO CAVALLO

Leggevo un articolo su Focus (lo riporto sotto) di come si stia ponendo particolare attenzione alle tecniche di anestesia e rianimazione da applicare nelle zone di guerra, là dove tutto è più difficile.
Il raffronto mi è arrivato immediato, non poteva essere altrimenti viste le mie recenti conversazioni ed esperienze con persone che si sono dovute sottoporre ad esami clinici, cosiddetti invasivi, e a cui viene rifiutata l'anestesia.
Ebbene sì, a causa dei tagli alla sanità ora qui a Bologna l'anestesia per tali esami non la fanno più e  ti rispondono per le spicce "figuriamoci se con quel che costa posso spostare un anestesista per questo esame !" e nulla importa se tu sottolinei che non lo reggi, che non ce la puoi fare. 
Se vuoi fare l'esame con anestesia - e parliamo di una sedazione di una mezzora, niente di trascendentale  - devi rivolgerti alla sanità privata (salvo non tentare in qualche ospedale di provincia dove forse ancora hanno pietà dei pazienti, ma sono veramente pochi).
Qualcuno ha provato a vincere la paura, il terrore, ma le esperienze che ho raccolto sono più o meno le medesime: chi è svenuto e hanno impiegato oltre un'ora per farlo riprendere, chi ha vomitato di tutto, chi ha pianto in preda alle convulsioni per diverse ore, ecc.


Ist. Rizzoli-strumenti chirurgici
Foto presa dal web
Trattati peggio delle bestie in nome del risparmio sulla sanità, quella che paghiamo tutti i mesi da una vita. 
Non posso nemmeno dire che siamo tornati al vecchio West, in fondo all'epoca almeno ti rimbambivano a colpi di wisky, immagino che pure quello sia un costo troppo alto da sostenere.
Mi aspetto il passo successivo: quello di operare utilizzando impacchi di foglie di tabacco per anestetizzare la parte sulla quale intervenire.
Oppure peggio ancora: quello che vidi quando visitai il Museo di Ortopedia del Rizzoli, ossia un bel paio di cuffie da far indossare al medico cosicché possa non essere disturbato dalle urla del paziente. 

E così, come nel vecchio film dell'uomo chiamato cavallo, noi cittadini ci sottoponiamo a queste prove di dolore, ma mentre lui voleva vincere la prova per sposare Tortora Bianca, noi ci sottoponiamo a queste prove di dolore per sposare, contro la nostra volontà, la scellerata causa dei tagli sui costi sanitari.
Fatto salvo che non decidiamo di partire per una zona di guerra, ossia laddove le risorse sono limitate nella quantità e qualità, ma l'anestesia è ancora un mezzo utilizzato.


http://www.focus.it/ADNKronos/sanita-da-anestesisti-militari-linee-guida-per-zone-di-guerra_77251_C65.aspx                                                                 Sanità: da anestesisti militari linee guida per zone di guerra

Gruppo di studio nato all’interno della Siaarti

Sanità: da anestesisti militari linee guida per zone di guerra
Roma, 24 (AdnKronos Salute) - Nasce all’interno della Società italiana di anestesia analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) un nuovo gruppo di studio che comprende anestesisti di ospedali e strutture sanitarie militari ed anestesisti che lavorano in ospedali civili e che, essendo appartenenti al Corpo Militare della Croce rossa italiana (Cri) o alla riserva selezionata delle varie componenti delle Forze Armate, partecipano a missioni nazionali ed internazionali. Primo obiettivo del nuovo team di anestesisti sarà quello di dar vita allo sviluppo di linee guida applicabili all’anestesia e rianimazione in teatri operativi ed utilizzabili anche durante i soccorsi in occasione di calamità naturali e maxi emergenze.
Oggi le maggiori difficoltà incontrate da chi opera in una zona di guerra - avverte Paolo Marin, Maggiore medico del Corpo militare della Croce Rossa Italiana (Cri) e coordinatore degli anestesisti-rianimatori del Corpo Militare della Cri - sono legate alle condizioni ambientali ed ostili nelle quali ci si trova a lavorare. Rispetto al lavoro in sala operatoria le risorse sono limitate nella quantità e nella qualità. Quindi è necessaria una buona preparazione ottenuta tramite esercitazioni che simulano esattamente quello che accade in teatro operativo, una continua ed aggiornata informazione sulle novità internazionali relative ai prodotti salvavita utilizzabili in ambito militare”. Ecco quindi il ‘kit’ di primo soccorso (o Ifak - individual first aid kit) che contiene, seguendo le linee guida internazionali, gli strumenti per permettere un’adeguata rianimazione del ferito.
“Il protocollo internazionalmente utilizzato in ambito bellico per la rianimazione del ferito è il Tccc o ‘Tactical Combat Casualty Car’e, formulato per la prima volta nel 1996 e sottoposto a continue revisioni semestrali - spiega Marin - I progressi in questo campo sono enormi: basti pensare a dispositivi elettromedicali che in uno spazio di pochi decimetri cubi riescono a performare l’attività di un’unità di cure intensive, combinando un concentratore di ossigeno, un ventilatore da anestesia e da rianimazione, un sistema di aspirazione ed un monitor multiparametrico”.
“Negli ultimi decenni di storia della medicina, soprattutto in ambito anestesiologico-rianimatorio - conclude il coordinatore degli anestesisti-rianimatori del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana - i farmaci, gli elettromedicali e le linee guida usate in ambito militare sono poi state applicate allo scenario civile”.

11 commenti:

  1. Mamma mia che post terribile! Mi ha fatto venire il magone! :'( La foto delle cuffie poi, non ne parliamo! :-O

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    1. Lo so che è terribile, ma è quanto sta succedendo e di certo non mi consola leggere quello che ho letto qualche giorno fa sul quotidiano, ossia che l'Emilia Romagna è tra le regioni VIRTUOSE nell'ambito della sanità e che sta gestendo bene i costi. Ma come si fa a parlare di "gestire bene" se ciò significa sulla nostra pelle ??
      Sì anche le cuffie sono terribili; quella foto l'ho scattata 2 anni fa, ma credimi che mentre ci descrivevano l'uso di quelle cuffie mi sentii male e ancor oggi ce le ho sempre in mente .... difatti ho ripreso quella foto in questo post tanto mi colpirono quelle cuffie.
      Ma come si usa dire: DOMANI E' UN ALTRO GIORNO. Continuiamo a sperare che sia meglio di oggi. Ciao :). Marilena

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  2. Quando nel nostro paese devono fare dei tagli, vanno sul sicuro: sanità e cultura. Le spese militari, invece, non si toccano mai.

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    1. Ecco l'altro punto dolente: cultura. Prima o poi mi sfogherò pure su quello.
      A nulla servirà la mia voce, ma veramente posso solo continuare a sperare che prima o poi ci sarà un'inversione di rotta. Quanto meno sugli immensi beni che solo il nostro paese possiede e che potrebbero mettere in moto un'industria del turismo unica al mondo.
      Certo che mi continua a rimbombare sempre in testa il solito: perché? perché?
      Ma quanto durerà ? Ciao, buona serata :). Marilena

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    2. Spese militari?!? Ma stiamo scherzando? Volete fare la fine della Costarica, senza uno straccio di esercito... ma ragazzi.. dove andremo a finire... e se ci invade San Marino? ahah

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  3. E' terribile. Pensavamo di essere arrivati ad una grande forma di evoluzione, invece stiamo tornando indietro. Quando si arresterà questo processo di inversione! Si fermerà? E' veramente molto preoccupante! Nel frattempo c'è sempre più gente che si ammala e che non ha la possibilità di curarsi come dovrebbe.

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    1. Purtroppo credo che non si fermerà. Leggevo che nelle regioni virtuose è aumentata la spesa verso il privato; la motivazione che danno è che vi è una maggiore consapevolezza del cittadino nello scegliere tra i servizi offerti. Come dire che forziamo anche i dati: non è maggiore consapevolezza è che ci spingono verso il privato. Qui c'è una nota casa cura privata che sta costruendo un nuovo edificio e implementando i servizi: non lo farebbe se non fosse sicura di avere clienti. E i clienti aumentano .... finché ci sono soldi. Dopodiché non so che succederà.
      E' più che sconfortante. Ciao Katherine, buona giornata. Marilena

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  4. Ho fatto la colon senza anestesia. Stessa problematica... ;)

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    1. E pensare che il Lazio non fa parte delle regioni virtuose .... da te ancora si dovrebbe spendere e spandere senza problemi!! Io comunque penso che sia giunta l'ora di coltivare nel mio orto il tabacco. Hai visto mai che mi venga utile se devo fare qualche operazione. Mi presento in sala chirurgica con sacchetto di foglie per anestetizzare !! Ciao, buona giornata :).

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  5. A parte i tagli attuali alla sanità, in Italia non c'è mai stata una grande attenzione al dolore del paziente. Basta pensare quanta reticenza da parte delle ostetriche per l'introduzione dell'èpidurale ( esperienza vissuta sulla mia pelle e non parliamo del 1800). In Francia tutte le sedazioni anche per i piccoli interventi sono di routine al punto che se chiedi di non farla diventi un caso ( anche questa esperienza vissuta) Inoltre se sai che un esame non comporta dolore lo farai prima e senza troppa ansia altrimenti rimandi o non lo fai proprio... è una questione di prevenzione quindi e di conseguenza di risparmio in fondo per la sanità ...ma vai a farglielo capire!!

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    1. Io mi sono permessa di recente di ricordare ad un medico il giuramento di Ippocrate, laddove si parla di ispirare ogni atto professionale "alla salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza". Mi ha sorriso (per non dire deriso) dicendo che i medici non lo fanno nemmeno più. Non so se sia vero, ma per come si comportano sono tentata veramente di crederci, o quantomeno, se fanno il giuramento, poi si dimenticano delle parole pronunciate. C'è veramente di che rimpiangere il vecchio West, molto più umano con il suo wisky.
      Ciao :). Marilena

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